L'emergenza
Lecce, vetrine e luci spente: «buio» sul commercio
Serrata degli esercenti: in città e in provincia l’iniziativa di 14 associazioni di categoria
LECCE - Un insolito “buio” in città. Il buio delle porte serrate e delle luci spente di bar e ristoranti, ma anche di negozi, locali e botteghe artigiane. Una triste penombra fra strade e piazze del centro, espressione del malessere di imprenditori e lavoratori messi in ginocchio dall’epidemia Covid e dalla stretta sulle attività decisa dal Governo per cercare di arginare la diffusione del coronavirus.
Ieri sera, alle 18, in coincidenza con la chiusura anticipata dei locali, è andata in scena anche la mobilitazione che ha coinvolto tutti gli operatori commerciali di Lecce e del Salento che hanno aderito all’iniziativa lanciata nei giorni scorsi da 14 associazioni di categoria, da Confindustria a Confesercenti, da Confcommercio a Confartigianato, e poi Cna, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Claai, Fai, Casartigiani, Laica, Federaziende e Confapi. Un invito a tutti gli operatori, senza distinzione merceologica, a spegnere simbolicamente tutte le proprie luci (insegne, vetrine ed illuminazione interna) e ad abbassare le proprie saracinesche. E nel capoluogo l’appello è stato raccolto: ovunque vetrine al buio, insegne spente e ingressi chiusi, a testimoniare l’oscurità che grava sulle prospettive per i prossimi mesi.
Commercianti compatti contro le misure anti-Covid imposte dal governo anche a Casarano, dove in tanti hanno aderito alla protesta pacifica organizzata dall’associazione commercianti, presieduta da Cristian Preite. L’invito era di chiudere le proprietà attività, alle 18, spegnere le vetrine e affiggere un cartello con su scritto «Chiuso #siamospenti».
La seconda ondata pandemica, sebbene largamente attesa e annunciata, sembra stia trovando impreparato il sistema paese. Una impreparazione, rilevano le associazioni, che grava solo su alcune categorie di operatori come ristoranti, bar, pubblici esercizi in genere, palestre e centri sportivi. Gli stessi che hanno sostenuto grandi investimenti negli ultimi mesi per adeguarsi alle normative, applicare i protocolli, rispettare il distanziamento sociale.
Secondo le stime di Coldiretti Puglia, le vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione sarebbero praticamente dimezzate nel corso dell’anno a causa dell’emergenza Covid (-48%), ma a rischio sono anche gli agriturismi in provincia di Lecce con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera. La serrata coinvolge in provincia di Lecce 4.340 ristoranti, bar e pizzerie e 334 agriturismi salentini colpiti dalla crisi, secondo l’elaborazione di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti. Un’emergenza rischia di penalizzare ingiustamente l’agriturismo che può contare - aggiunge Coldiretti Puglia - su masserie storiche spesso situate in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti a tavola e con ampi spazi all’aperto.
«Il provvedimento di chiusura grava anche sui 334 agriturismi provinciali, di cui 231 con attività di ristorazione e 136 di degustazione, alcuni dei quali hanno già deciso la chiusura, in una provincia che ha già risentito duramente della crisi causata dal Covid», denuncia Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce. «Alle limitazioni alle attività di impresa - aggiunge - devono corrispondere in tempi stretti sostegni economici per dare liquidità ad aziende che devono sopravvivere all’emergenza Covid, come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione protratta anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di Stato, interventi a fondo perduto per agriturismi e ristoranti per incentivare l’acquisto di prodotti alimentari Made in Italy».