La nomina
Dopo la Congregazione santi, il salentino Semeraro diventa cardinale
Anche l’ex direttore Caritas.Sguardo a uomini non a peso diocesi
A Roma in molti conoscono 'don Paolò che si divideva tra campi Rom e la periferia di Tor Bella Monaca dove è stato otto anni parroco. Quando i senza-casa occuparono il sagrato della centralissima basilica dei Santi Apostoli, lui era sempre lì per ascoltare, aiutare, trovare una soluzione con l'amministrazione capitolina. Da un anno mons. Paolo Lojudice è vescovo di Siena e oggi il Papa lo ha indicato tra i nuovi tredici cardinali. Sei sono gli italiani, tre elettori (Lojudice appunto con Marcello Semeraro e Mauro Gambetti) e tre no per aver superato i limiti di età (padre Raniero Cantalamessa, mons. Silvano Tomasi e don Enrico Feroci).
Altra nomina che spicca per l’Italia è quella del francescano padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di Assisi. Si accorge che la sua strada è il convento a 27 anni, dopo una laurea in ingegneria meccanica a Bologna. Diventa frate nella sua regione ma tutto il mondo lo conosce per essere il Custode di Assisi, la cittadella di San Francesco che ha accolto quattro volte lo stesso Papa Bergoglio, ma anche le massime autorità italiane e internazionali, religiose e laiche. E lì è padre Gambetta ad accoglierli a 'casà, in semplicità come il saio e i sandali che indossa.
Cardinale sarà anche un altro frate: padre Raniero Cantalamessa, marchigiano, che predica il Vangelo nelle stanze del Papa dai tempi di Giovanni Paolo II. Un uomo immerso nelle Sacre Scritture e nella liturgia, lontanissimo dai meccanismi di governo e potere ecclesiastici.
E’ questa la Chiesa italiana che piace a Papa Francesco che ancora una volta ha assegnato la 'porporà non guardando al peso della diocesi ma alla storia delle persone. Siena diventa dunque sede cardinalizia. Non lo sono, almeno per ora, in questo pontificato, Milano, la più grande diocesi del mondo, Venezia, dalla quale sono usciti diversi Papi, Torino, solo per fare alcuni esempi. Mentre ci sono cardinali già ad Agrigento, L'Aquila, Perugia.
Una 'porporà anche alla Chiesa povera dei poveri, quella di don Enrico Feroci che aprì con il Papa, il 18 dicembre 2015, la 'porta santà. Ma non quella di una sontuosa basilica ma la porta dell’ostello Caritas della stazione Termini a Roma. E oggi don Enrico, nato in Abruzzo ma che ha speso quasi tutta la sua vita a Roma, dopo aver passato il testimone della Caritas al più giovane don Ben Ambarus, è tornato a fare il parroco, al Divino Amore.
Diventa cardinale anche monsignor Marcello Semeraro, pugliese, per anni alla diocesi di Albano, che il Papa ha chiamato qualche giorno fa alla guida della Congregazione delle cause dei santi al posto di Angelo Becciu, 'congedatò a causa degli scandali finanziari.
Infine il pontefice ha voluto in qualche modo 'ringraziarè mons. Silvano Tomasi, vicentino d’origine, per tanti anni la sua voce all’Onu di Ginevra. E’ il diplomatico vaticano che più si è battuto per la messa al bando delle armi nucleari dopo un passato a cucire, in punta di piedi, i difficili rapporti con i Paesi africani.