Il caso
Emanuela Orlandi: a Lecce l'esame di ossa trovate nel Vaticano
Dopo 37 anni continua la ricerca della verità sulla ragazza scomparsa
Città del Vaticano - La famiglia di Emanuela Orlandi, la giovane scomparsa nel nulla da 37 anni, ha deciso di fare esaminare alcuni frammenti ossei che erano stati trovati in Vaticano al cimitero Teutonico. La Santa Sede, che aveva acconsentito all’apertura di due tombe, su richiesta della stessa famiglia Orlandi, ha poi deciso di non procedere nelle analisi perché il loro perito aveva dato una prima datazione molto anteriore, non compatibile con la vicenda della giovane.
Ha però concesso alla famiglia di fare ulteriori indagini. «Abbiamo affidato alcuni frammenti ossei ad un laboratorio, ci sarà prima l’analisi del carbonio 14 per la datazione e successivamente, se ci saranno le condizioni, l’esame del dna», riferisce Laura Sgrò, l’avvocato di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che non ha mai smesso di cercarla. Per Sgrò le prime risposte potrebbero esserci già «a settembre». Le operazioni sono seguite dal perito di parte, il genetista Giorgio Porterà e, nella prima fase, sono eseguite dal Cedad dell’Università del Salento, a Lecce.
Il 20 aprile di quest’anno, in pieno lockdown per la pandemia di coronavirus, il Vaticano aveva chiuso il caso offrendo alla famiglia la possibilità di procedere autonomamente nelle analisi.