Università

Lecce, una forma di riscatto sociale: fra i neolaureati due detenuti

Redazione online

«Sono orgoglioso di quanto sta facendo l’Ateneo per sostenere la formazione universitaria degli ospiti della Casa circondariale di Borgo San Nicola», sottolinea il rettore Fabio Pollice

Tra i neolaureati che, in questi giorni, hanno positivamente concluso il proprio percorso di studio all’Università del Salento, ci sono anche due detenuti del carcere di Lecce, uno in Beni Culturali (indirizzo archeologico) e l’altro in Comunicazione pubblica economica e istituzionale. Altre lauree sono in cantiere per nove detenuti, annuncia l’Ateneo.
«Sono orgoglioso di quanto sta facendo l’Ateneo per sostenere la formazione universitaria degli ospiti della Casa circondariale di Borgo San Nicola», sottolinea il rettore Fabio Pollice: «La cultura è l’arma più efficace per sostenere ogni reintegro possibile nel tessuto sociale. Compito di un Ateneo è valorizzare la persona, mettendone in risalto le qualità distintive e rendendola capace di contribuire allo sviluppo della collettività».
«Risultati di questo tipo non sono scontati», aggiunge la professoressa Maria Mancarella, già docente di Sociologia a UniSalento e oggi Garante dei detenuti di Lecce: «dipende dal carcere e dalle Università - spiega - dalle risorse umane interne e dalla capacità attivare risorse esterne, dalla presenza di una rete di volontari». Tra l’Università del Salento e il Carcere di Lecce c'è «un rapporto di lunga data" che è «un momento fondamentale per la vita delle due istituzioni».

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