L'imprevisto

Gallipoli, il peschereccio sconfina e incrocia un sommergibile

Giuseppe Albahari

La disattenzione poteva costare cara. Lo specchio di mare era stato vietato alla navigazione

GALLIPOLI - Un sottomarino che emerge può ben mettere paura se chi assiste alla scena - o meglio dire, ne è partecipe - si trova a cento o duecento metri di distanza su di un peschereccio. Un guscio di noce, al confronto. In tale situazione si sono trovati gli equipaggi di alcuni motopesca, l’altro giorno, poco dopo l’alba. Nel pomeriggio, quando i primi pescatori sbarcati in porto lo hanno raccontato, sono stati probabilmente giudicati dei visionari. Poi gli attracchi si sono succeduti, altri equipaggi hanno confermato il racconto e presto la vicenda è stata chiarita.

Alla base, c’era stata una disattenzione… collettiva: nessuno dei comandanti dei pescherecci aveva avuto notizia della tempestiva ordinanza con cui il comandante della capitaneria di porto, capitano di vascello Enrico Macrì, vieta fino a domani la pesca in una vasta superficie di mare. Si legge che la zona, di cui sono riportate le coordinate utili alla delimitazione, è interessata «da attività militare di ricerca subacquea mediante l’impiego di sommergibile immerso e corpi subacquei rimorchiati». Notizia di cui per altro gli equipaggi avevano avuto contezza già in mare, captando il messaggio radio che la nave della Marina militare che funge da appoggio alle operazioni del sottomarino aveva indirizzato ad un cargo. Lo invitava a non solcare la zona interdetta, una sorta di trapezio, distante alcune miglia da terra, che si spinge fino alla provincia di Taranto.

Tra i potenziali rischi delle battute di pesca, quello che un sottomarino agganci i cavi d’acciaio delle reti è forse il più grave e non sempre bastano perizia e tempestività del capobarca per superarlo. Ma per fortuna non è successo nulla e la vicenda può diventare un’avventura da raccontare, di quelle che vedono sempre vincitore, è superfluo dire, il lupo di mare.

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