Accadde oggi

La condanna di Sacco e Vanzetti. E lo sciopero dei lavoratori edili

Annabella De Robertis

​​«Sacco, Vanzetti e Madeiros sono stati giustiziati» si legge in prima pagina su «La Gazzetta di Puglia» del 24 agosto 1927

​​«Sacco, Vanzetti e Madeiros sono stati giustiziati» si legge in prima pagina su «La Gazzetta di Puglia» del 24 agosto 1927. La notizia, arrivata dall’altra parte del mondo, ci riguarda da vicino. Nicola Sacco, l’anarchico emigrato negli Stati Uniti che, insieme al piemontese Bartolomeo Vanzetti, nel 1921 è stato condannato a morte con l’accusa di aver ucciso una guardia e un cassiere nel corso di una rapina nel Massachusetts, è infatti nato a Torremaggiore, in provincia di Foggia. A nulla è servito l’intervento di capi di Stato, intellettuali e gente comune che, da ogni parte del mondo, si sono scagliati contro quello che nei fatti è un processo politico, svoltosi in un Paese in cui regna un clima di odio per lo straniero e una diffusa «paura dei rossi». «Giustiziati? È stata fatta giustizia? Ecco l’angoscioso interrogativo che ancora oggi ci rivolgiamo», si legge sul quotidiano. Il cronista della «Gazzetta» è a Torremaggiore, dove vive ancora l’anziano padre di Sacco, quando arriva la tragica notizia dell’esecuzione della condanna: «Si sforza di apparire sereno, ma si tradisce. L’ultima lettera del suo Ferdinando, recapitatagli or son pochi giorni dalle pietose dame americane, e lettagli, me presente, gli suona forse ancora dolce: “Sii forte, babbo, la mia innocenza sarà provata ed io ritornerò ad abbracciarti..”. Gli comunico che devo andare al telefono ed egli mi lascia allontanare, seguendomi fissamente con lo sguardo. Quando ritorno dalla redazione mi è stata trasmessa la tragica nuova: il vecchio intuisce. Nessuna domanda mi rivolge. Piega il mento sul petto e abbassa le palpebre, ha i pugni stretti sulle gambe».

«La Gazzetta del Mezzogiorno» del 26 agosto 1962 ci informa, invece, di gravissimi incidenti verificatisi a Bari: da due giorni migliaia di lavoratori edili stanno portando avanti uno sciopero per ottenere la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumento del minimo sindacale (fermo a quattro anni prima, nonostante l’aumento del costo della vita), la tutela dagli infortuni. In un clima generale di espansione economica, le città, anche in Puglia, sono protagoniste di un boom edilizio che muta rapidamente le fisionomie urbane, attraverso demolizioni e sopraelevazioni troppo spesso selvagge. Si tratta di una febbre edilizia che arricchisce piccoli e grandi costruttori, ma costringe gli operai ad un aumento ingiustificato dei ritmi di lavoro, sconvolgendo gli equilibri sociali. Il 23 agosto gli operai si radunano per dare avvio ad una manifestazione, che nelle prime ore si dimostra pacifica e non desta alcun allarme: per l’ennesima volta, però, gli industriali ignorano ogni richiesta di trattativa. Nei due giorni seguenti esplode, così, la rabbia degli operai – dalla provincia sono arrivati intanto circa 4000 lavoratori – e nel cuore del capoluogo pugliese ha luogo uno scontro violentissimo con le forze dell’ordine.

Le foto dello studio Ficarelli mostrano le camionette della Polizia nel corso principale della città con gli idranti in azione nel tentativo di disperdere i manifestanti. Il bilancio finale è di cento feriti: sessanta tra le forze dell’ordine, quaranta tra gli operai. «Il caos è cominciato alle 10. Un migliaio di lavoratori edili hanno manifestato il proposito di assalire la sede dell’Associazione industriali. Ai ripetuti inviti delle forze dell’ordine a calmarsi e a sgombrare, gli scioperanti hanno risposto con lanci di pietre contro le finestre del palazzo in cui ha sede l’Associazione ed aggredendo con le biciclette una camionetta della polizia che aveva iniziato un cosiddetto carosello, per disperderli». Il prefetto Gira ha dichiarato che è stata segnalata la presenza di «sobillatori specializzati», di alcuni «professionisti della rivolta», arrivati addirittura da Milano. I 216 arrestati – il cui elenco completo è pubblicato nelle pagine interne del quotidiano – sono denunciati per adunata sediziosa: tra di loro moltissimi minorenni. Si annuncia un processo per direttissima: i migliori penalisti della città – tra di loro Muciaccia, Gironda, Papalia, Russo Frattasi e molti altri– si schiereranno a difesa dei lavoratori, ma occorreranno tre anni per ottenere la sentenza finale. A quasi tutti gli imputati si applicherà il provvedimento di amnistia del gennaio 1963.

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