La Macchina del Tempo
Le bugie del regime sull’attacco a Taranto
Novembre ‘40: il bollettino e il bilancio reale
È il 13 novembre 1940. «La Gazzetta del Mezzogiorno» riporta in prima pagina le notizie sull’andamento della guerra. L’Italia è entrata nel secondo conflitto mondiale cinque mesi prima: l’11 giugno 1940 Mussolini ha dichiarato guerra a Francia e Inghilterra.
Leggiamo il bollettino ufficiale: la propaganda fascista insiste sui successi dell’esercito italiano e minimizza le sconfitte grandi e piccole. Nel Mediterraneo, un sommergibile avrebbe attaccato una rilevante forza navale inglese. Attacchi nemici sono stati, inoltre, respinti con successo in Africa settentrionale e orientale. Nel mezzo del bollettino, passa quasi inosservata una notizia che riguarda la Puglia: «Nelle prime ore della notte sul 12, aerei nemici hanno attaccato la base navale di Taranto. La difesa contraerea della piazza e delle navi alla fonda ha reagito vigorosamente. Solo una unità è stata in modo grave colpita. Nessuna vittima. Sei aerei nemici sono stati abbattuti e parte dei loro equipaggi è stata catturata; tre altri probabilmente abbattuti».
Non si contano le inesattezze e le plateali falsità presenti in questo comunicato. Nella notte tra l’11 e il 12 novembre 1940 il porto di Taranto è stato attaccato da aerosiluranti inglesi: è una delle più gravi sconfitte subite dalla flotta italiana durante il conflitto, che condizionerà pesantemente l’andamento della guerra. Tra Mar Grande e Mar Piccolo erano ormeggiate sei grandi corazzate, tra cui la «Cavour» e l’«Andrea Doria», nove incrociatori e otto cacciatorpediniere.
La presenza della flotta a Taranto si spiega con l’avvio, il 28 ottobre ‘40, della campagna italiana in Grecia. Strategica, quindi, era la concentrazione delle navi nel porto jonico, vicino al fronte balcanico e funzionale alla difesa dei convogli che portavano rifornimenti delle truppe in Nord Africa. Nel timore di un attacco inglese, il generale Badoglio aveva, in realtà, espresso la necessità di spostare tutta la flotta da Taranto, nonostante il porto fosse considerato abbastanza sicuro e ben attrezzato per impedire un attacco aereo.
I 21 biplani Swordfish sono decollati nella notte dalla portaerei inglese «Illustrious» attaccando in due ondate la flotta italiana, le navi ormeggiate nel Mar Grande e nel Mar Piccolo. I gioielli della Regia Marina sono gravemente danneggiati: la «Cavour» non tornerà più in servizio. Vengono colpiti anche l’Arsenale ed edifici civili.
Il bilancio finale, contrariamente a quanto diffuso dal bollettino, sarà di 59 morti e circa 600 feriti. La popolazione è sconvolta: partirà, dopo quella notte, un grande esodo verso le campagne nel timore di nuovi attacchi alla città.