Il tema
Procura Europea: opportunità o rischi per gli interessi finanziari dell'Ue?
Da più parti politiche è stata univocamente avvertita la necessità di implementare strumenti di monitoraggio e controllo al fine di conseguire un migliore efficientamento della spendita delle nuove disponibilità economiche
Ad una sommaria lettura degli eventi che affliggono attualmente l’economia mondiale, potrebbe conseguire di ritenere apparentemente slegata dall’emergenza sanitaria la tematica che involge la tutela penale degli interessi finanziari dell’Unione Europea. Tuttavia, in considerazione delle essenziali risorse finanziarie che l’UE sta predisponendo con la finalità di risollevare le sorti economiche dell’eurozona, si rende cogente l’esigenza di vedere questi campali ausili salvaguardati da ogni forma di dissipazione, inclusa quella più riprovevole che invoca la risposta punitiva penale. Sicché, da più parti politiche è stata univocamente avvertita la necessità di implementare strumenti di monitoraggio e controllo al fine di conseguire un migliore efficientamento della spendita delle nuove disponibilità economiche.
In questa prospettiva, secondo quanto illustrato dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, l’EPPO (Euopean Public Prosecutor’s Office), insieme all’organismo anti-frode dell’OLAF, rivestirà un ruolo nel Recovery fund: nello specifico, nella fase di ultimo controllo in relazione ad eventuali casi di irregolarità o di torbida gestione da parte degli Stati membri. In realtà, deve immaginarsi un’azione di monitoraggio costante della costituenda Procura europea, competente ad indagare e perseguire gli autori di reati che ledono – anche potenzialmente - gli interessi finanziari dell’Unione dinanzi alle ordinarie giurisdizioni nazionali degli Stati partecipanti (attualmente già 22) e secondo le regole processuali di questi ultimi.
Ad evidenziare la relazione tra l’azione penale esercitata in via esclusiva dall’EPPO e la regolare allocazione delle risorse del Next Generation EU è stata la Guardasigilli Cartabia nell’ambito del Plenum straordinario del Csm, tenutosi il 23 marzo scorso: “Si tratta di un passaggio decisivo nella finalizzazione del percorso, lungo e complesso, che ha caratterizzato l’ideazione, la regolazione e infine l’effettiva realizzazione della Procura Europea”, ha asserito la neo-Ministra, rivolgendo l’attenzione ai possibili illeciti penali a danno – anche solo potenziale – degli interessi finanziari dell’UE, “Diventeranno potenzialmente ancor di più oggetto di crescente vigilanza anche nella prospettiva della corretta gestione del Recovery Fund. Occorre impedire – ha sottolineato la Guardasigilli – che le distorsioni illecite nell’impiego dei fondi europei riducano il potenziale straordinario di crescita proprio di questa misura. Non possiamo permetterci di vanificare un’occasione preziosa di ripresa, ricostruzione e rilancio del nostro Paese, quale è il progetto di finanziamento Next Generation Eu”. (Intervento integrale disponibile su Radio Radicale)
Nella medesima occasione, il Csm si è espresso con maggioranza favorevole in ordine alla richiesta di parere della Ministra sulla proposta di accordo con il Procuratore capo europeo. In una prospettiva di avanzamento si colloca la decisione del Plenum sull’allocazione funzionale organizzativa dei cc.dd. PED (Procuratori europei delegati), realizzata attraverso una divisione del territorio nazionale su base distrettuale: i PED (momentaneamente individuati nell’ordine di venti unità) verranno distribuiti in nove sedi di servizio all’interno delle quali gli stessi dovranno garantire una pluralità di attività (dal coordinamento delle indagini alla presenza in udienza fino alla reperibilità), pur considerando la loro fungibilità in quanto titolari delle funzioni requirenti su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla sede di assegnazione.
Diversi i profili ancora in via di definizione. Come sottolineato dal Cons. Gigliotti, sebbene l’organigramma organizzativo abbia riscontrato parere favorevole del Plenum, restano da affrontare alcune difficoltà di coordinamento a fronte dell’operatività dei PED su almeno due distretti di Corte di Appello contestualmente. Inoltre, non possono tralasciarsi i rilievi sollevati dal Cons. Di Matteo, tra i pochi astenuti, la cui riflessione si è imperniata sulle criticità del complesso quadro normativo che regolerà la Procura europea, sotto il profilo dell’attività di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
Infatti, ormai da tempo le organizzazioni criminali, nello spasmodico intento di riciclare l’enorme flusso di danaro quale provento dei delitti più tradizionali e nel tentativo di investire in attività apparentemente lecite, pongono in essere condotte anche molto complesse che, a vario titolo, ledono gli interessi finanziari dell’UE e quindi sono idonee a radicare la competenza dell’EPPO: una per tutte l’ottenimento di fondi e sussidi europei conseguiti dalle mafie per il tramite di attività-schermo. Ne consegue che EPPO, anche in considerazione della vis espansiva della competenza in ordine ad altri reati connessi e collegati, attrarrà inevitabilmente la titolarità di indagini e processi che avranno ad oggetto condotte e scelte strategiche della criminalità organizzata mafiosa. Ciò determinerà rischi da non sottovalutare in vista della complessa fase di avvio delle attività di una Procura europea strutturalmente connotata da una forte gerarchia interna, diretta da un procuratore la cui nomina è per legge di derivazione politica; Inoltre, il monito assume un’eco ancor più dirompente se si considera la sostanziale indeterminatezza della ripartizione di competenze con le procure nazionali, nonché l’ampia discrezionalità di cui il procuratore gode nell’esercizio del potere di avocazione delle indagini: fattori diretti a creare situazioni prevedibilmente conflittuali, di sovrapposizione o, al contrario, di pericoloso stallo investigativo nocivi per l’ efficacia dell’azione inquirente.
Pertanto, nella consapevolezza dell’ineluttabilità del processo di integrazione delle legislazioni dei singoli Stati e di ogni altra iniziativa tendente a valorizzare la cooperazione nella lotta al crimine organizzato, è cruciale arginare il rischio che l’avvio delle attività di EPPO possa concretizzarsi in un depotenziamento del pervicace contrasto alle mafie, fin ora assicurato dall’attribuzione in via esclusiva alle competenze delle direzioni distrettuali antimafia e della procura nazionale antimafia. Il raggiungimento di tale approdo resta fondamentale al fine di stabilire, nell’orizzonte temporale del Next Generation EU, la linea operativa più efficiente per l’Unione, in termini di sicurezza finanziaria e di contrasto alla criminalità organizzata.