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«La mia battaglia contro le solitudini in questa Italia di grandi trasformazioni»

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

«La mia battaglia contro le solitudini in questa Italia di grandi trasformazioni»

L’irresistibile ascesa della tarantina Daniela, al fianco dei lavoratori appena finita la Maturità

Giovedì 13 Febbraio 2025, 11:05

Segretaria Fumarola, quale è stato il suo primo pensiero dopo l’elezione a segretaria nazionale della Cisl?

«Ho pensato con commozione alla mia famiglia che mi è sempre stata vicina e sostenuta in questo mio percorso sindacale non facile, sempre al fianco degli iscritti della mia organizzazione, ai lavoratori, ai pensionati, agli immigrati, ai giovani, alle donne, alle persone più deboli della società. E’ grazie agli insegnamenti preziosi di mio padre e di mia madre che ho deciso di impegnarmi nella mia vita a favore degli altri».

Che cosa significa per lei guidare da oggi una grande organizzazione come la Cisl?

«È un grande onore e una altrettanto enorme responsabilità alla quale dedicherò ogni istante. Raccolgo il testimone da un grandissimo sindacalista come Gigi Sbarra, che ha rilanciato in questi anni il ruolo autonomo e libero del sindacato, contro ogni deriva populista, ogni condizionamento o interferenza esterna. Un’eredità formidabile, sostenuta dall’adesione di tutta la nostra comunità sindacale, che mi impegnerò a portare avanti nel solco del suo straordinario percorso. Una lunga marcia per la partecipazione che ha condotto tessendo rapporti istituzionali e sociali, ottenendo risultati politici ed associativi davvero straordinari. Andremo avanti innanzi tutto nella battaglia per far applicare l’articolo 46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori, con l’approvazione della legge di iniziativa popolare oggi al voto in Parlamento. Un fatto storico non solo per la Cisl ma per il futuro delle relazioni industriali e del mondo del lavoro».

In che contesto sociale, economico e politico si colloca la sua elezione?

«È una fase complessa e di grandi trasformazioni sociali, economiche, tecnologiche, demografiche quella che stiamo vivendo. Anche lo scenario internazionale è carico di interrogativi e di incognite, tra conflitti aperti alle porte dell’Europa e in tante altre parti del mondo, tra l’autoritarismo di Putin e la minaccia dei dazi americani di Trump, tra l’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime e i rischi di una transizione ecologica troppo veloce. Insomma è un quadro non facile per il nostro Paese e per un’Europa che fa fatica ad esprimere una voce unica, autorevole nelle scelte geopolitiche. Anche il sindacato, non solo la politica, è chiamato a scelte chiare, ad un ruolo attivo, propositivo e responsabile per guidare e non subire i necessari cambiamenti della società, del welfare, del mondo produttivo».

Da quando fa sindacato Daniela Fumarola?

«Ho scelto di stare nel sindacato e nella Cisl attivamente subito dopo la maturità. Avevo 21 anni quando ho cominciato la mia esperienza nella Fisba, la nostra federazione dei braccianti agricoli che poi è confluita nella Fai Cisl, il sindacato del settore agroalimentare. Poi dal 2009 ho guidato prima la Cisl di Taranto e Brindisi e successivamente la Cisl regionale pugliese. Sono stati anni intensi, non privi di scontri sociali e politici, di ristrutturazioni, di crisi occupazionali. Ma sono stati anche anni di accordi positivi e di conquiste importanti per i lavoratori e per il mio territorio».

Ha mai pensato di poter arrivare alla guida della Cisl?

«Assolutamente no. Non ho mai avuto questa ambizione. Ho sempre lavorato sodo, facendo squadra, ma senza cercare visibilità mediatica o luci della ribalta, in coerenza con i valori tradizionali della Cisl e con uno spirito di servizio. Ho puntato sempre sul dialogo trasparente con tutti gli interlocutori istituzionali e sociali, anche quelli che in Puglia non avevano la mia stessa cultura contrattualista e partecipativa».

Un pezzo importante della sua carriera sindacale l’ha fatta a Taranto: ricordi, rimpianti, propositi per quella che rimane la sua città?

«Mentirei se dicessi che non mi manca la mia città, la mia famiglia, i miei amici, il mare, la straordinaria vitalità della mia terra, per la quale ho sempre lavorato per uno sviluppo sano ed equilibrato, cercando sempre di conciliare industria, occupazione, tutela dell’ambiente, salute dei cittadini. Non vivo di rimpianti o di nostalgia. Quando posso torno a Taranto nei week-end sempre con grande gioia, perché lì conservo gelosamente i miei ricordi più cari».

Che rapporto si immagina con il governo Meloni e con gli altri sindacati?

«Un rapporto franco, dialogante, libero da tare ideologiche, fortemente legato ai contenuti e ai risultati. L’atteggiamento della Cisl non cambierà, perché è il frutto di valori incisi nel nostro patrimonio genetico: autonomia dalla politica, unità e coesione del paese, concertazione, contrattazione, partecipazione alle scelte. Il nostro obiettivo resta la costruzione di un patto sociale tra soggetti riformisti per sostenere i salari e le pensioni, abbassare le tasse al ceto medio, affrontare con il Governo e le altre parti sociali le sfide necessarie per la crescita del Paese, a cominciare dal rafforzare i segnali di crescita del Mezzogiorno».

Quanti danni ha fatto ai sindacati e ai diritti dei lavoratori l’opera di disintermediazione compiuta negli ultimi anni da più attori sociali?

«La cultura della disintermediazione ha allontanato le persone dalla politica, come dimostra la scarsa partecipazione alle consultazioni elettorali, illudendole con un rapporto diretto con chi rappresenta le istituzioni. Il risultato è l’aumento della solitudine delle persone, l’emarginazione sociale, la necessità di avere risposte concrete ai bisogni quotidiani delle famiglie, dei lavoratori, dei pensionati, di tante persone non autosufficienti. Per fortuna la società civile è ancora fortemente presente e vitale nel nostro paese come dimostrano i dati del tesseramento della Cisl: i lavoratori attivi sono aumentati nell’ultimo quadriennio di quasi 172 mila associati e ad oggi rappresentano il 61,26% degli iscritti complessivi alla CISL. In un contesto sociale ed economico complesso, con sfide nuove e difficili, siamo riusciti a dimostrare che siamo un punto di riferimento insostituibile».

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