BARI - Daniele Trevisani era proclamato il «comandante», Andrea Ziosi «l’editore» mentre Salvatore Nicotra era «l’istruttore». Erano i ruoli che si erano dati i tre principali indagati, finiti in carcere insieme ad altri nove nell’inchiesta della Digos di Bologna, coordinata dalla Procura, sul gruppo suprematista e neonazista chiamato prima «Werwolf Division» e poi «Divisione Nuova Alba». Tra gli arrestati in carcere anche il barese Davide Armenise, 36 anni, detto «Davide Lo Spadaccino» o «Lo spadaccino nero». «Si trattava, secondo gli investigatori di una «cellula organizzata», già in fase operativa e in grado di realizzare atti eversivi, anche con tecniche usate dai cosiddetti lupi solitari sia suprematisti che jihadisti. Altre 13 persone sono state perquisite: tra gli indagati anche un 16enne salentino.
Tra le contestazioni mosse al gruppo c’è la «preparazione di gravi attentati», anche nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab. L’idea di colpire la premier emerge da conversazioni agli atti, risalenti al 2023, quando alcuni indagati hanno discusso tra loro più volte di Meloni, definendola tra l’altro una «fascista che perseguita i fascisti». Nei dialoghi si parlava anche di sopralluoghi nelle zone di Palazzo Chigi e Montecitorio per studiare lo scenario dove compiere un possibile attentato: «C’è un albergo davanti al Parlamento - è uno dei dialoghi intercettati - da lì puoi sparare dall’alto».
l barese Davide Armenise, padre di una bimba di pochi mesi, e secondo chi indaga sarebbe un «neonazista e suprematista convinto» che «partecipava attivamente alle discussioni sul programma di azioni, partecipava alle discussioni sui progetti di azioni violente e di attentati», inneggiava «alla lotta armata» e «contribuiva all’attività di indottrinamento condividendo nel gruppo i testi di Evola e di Mattogno». Nelle chat la polizia ha trovato una foto di Armenise con la figlioletta, in cui entrambi hanno il braccio teso, accompagnata dal messaggio «le ho insegnato il saluto romano».
Le indagini, partite dall’esame dei telefonini sequestrati dopo una perquisizione dello scorso anno, ritengono di aver accertato che il gruppo non si limitasse a inneggiare a Evola oppure a inveire contro gli ebrei. Uno degli indagati, dopo le perquisizioni del maggio 2023, intercettato, sosteneva di aver «allenato» cinque persone, «potenzialmente guerriglieri» che avrebbero dovuto sparare alla premier. Sempre su questo tema, un altro indagato in un dialogo disse: «Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano».
Per il Gip Nadia Buttelli il progetto eversivo con la presidente del Consiglio nel mirino, lungi dall’essere meramente teorico, è stato accompagnato dalla formazione di «guerriglieri» addestrati e formati in un ambiente violento come quello neonazista, con la concreta ricerca di armi sul web, istigando altri nazisti a prepararsi acquistando armi. Le accuse riguardano, infatti, attività di propaganda, proselitismo e predisposizione di azioni violente, come l’epurazione dei traditori del movimento.
Anche attraverso l’analisi gruppi Telegram, si è potuto ricostruire come i membri della Werwolf division portassero avanti tra di loro idee come la negazione della Shoah, la supremazia della razza ariana e parlassero di un progetto di sovvertimento dell’attuale ordinamento per l’instaurazione di uno Stato etico ed autoritario.
L’esempio a cui si ispiravano erano terroristi come Pierluigi Concutelli o Giusva Fioravanti, il modello erano i Nar. Lo dimostra una conversazione intercettata in cui si parlava della possibilità di «rischiare tutto» per migliorare la situazione in Italia, lanciando un sondaggio proposto da un utente. L’appello venne raccolto da altri utenti e uno di questi citò appunto dei Nuclei armati rivoluzionari, che pur essendo «non più di 20», hanno «quasi rovesciato il Governo».
Tra gli arrestati, anche il tenore 76enne Joe Fallisi, nato a Milano ma da tempo residente a Ostuni, a cui viene contestato di essere l’amministratore di un gruppo Telegram. Tra gli indagati anche due minorenni. All’associazione viene contestato di aver coinvolto e istigato nell’attività illecita proprio ragazzi non ancora 18enni: secondo le indagini sono entrati in contatto anche con un 14enne non identificato che quando si è accorto che si parlava di armi e attività terroristiche non ha più voluto essere coinvolto. Il 16enne salentino (che è stato perquisito) è accusato invece di aver partecipato ad attività di «propaganda, proselitismo e indottrinamento» e di aver preso «parte alle attività di addestramento. In una intercettazione il 16enne dice che «gli scorsi governi (...) stavano tentando di fare una sostituzione etnica facendo diventare l’Italia una popolazione di negri», e il suo «istruttore» lo incita: «Sei una camicia nera, combatterai contro tutti coloro che vogliono la distruzione della nostra nazione».