La diatriba sul fascismo

La Russa celebra i 76 anni del Msi: scoppia il putiferio. Parlano Poli Bortone e Canfora

Marcello Campo

«La piena adesione del Movimento sociale italiano alla democrazia e al Parlamento è storia e nessuno può negarla»

ROMA - Il presidente del Senato, Ignazio La Russa celebra su Facebook il settantaseiesimo anniversario della nascita del Movimento Sociale Italiano. E immediata scoppia la bufera politica, dentro e fuori il Palazzo: le opposizioni vanno all’attacco chiedendo le dimissioni della seconda carica dello Stato.

Molto dura anche la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, secondo la quale: «è grave» che le alte cariche istituzionali esaltino la storia del Msi, un partito, a suo giudizio «in continuità ideologica e politica con la Rsi». Altrettanto netta la censura della comunità ebraica romana: «Quando si ricoprono ruoli istituzionali - attacca la presidente Ruth Dureghello - il nostalgismo assume contemporaneamente contorni gravi e ridicoli. Non sono accettabili passi indietro, soprattutto dalla seconda carica dello Stato. La Repubblica italiana è antifascista e quando si giura sulla Costituzione lo si dovrebbe fare sapendo che non possono più esistere ambiguità o incoerenze in merito».

Anche l’Anpi attacca a testa bassa definendo il post di La Russa «uno sfregio alle istituzioni democratiche». «Con tutto il rispetto per i suoi affetti familiari - sostiene il presidente Gianfranco Pagliarulo - La Russa non ha ancora capito che è il presidente del Senato della Repubblica antifascista e non il responsabile dell’organizzazione giovanile del Msi».

Una polemica che stranamente esplode a scoppio ritardato: il giorno in cui cadeva la data esatta dell’anniversario, era stato il sottosegretario al Lavoro, Isabella Rauti, ad essere stata subissata di critiche per aver festeggiato la nascita del partito fondato da Giorgio Almirante, anche lei sui social, ma su twitter. «Viva il Msi», aveva cinguettato, postando la foto del simbolo della Fiamma con l’immagine del padre e fondatore del Movimento, Pino Rauti. «Oggi voglio ricordare il 26 dicembre di 76 anni quando, a Roma, nasceva il Msi - aveva postato - Onore ai fondatori ed ai militanti missini. Le radici profonde non gelano». In realtà, sempre ieri, anche La Russa aveva fatto altrettanto, ma forse complice la giornata festiva, nessuno se n’era accorto.

Il suo messaggio, nel citare il padre, è analogo a quello di Isabella Rauti, ma pone l’accento sul rispetto da parte del Msi della Carta Costituzionale: «Nel ricordo di mio padre, che fu tra i fondatori del Msi in Sicilia e che scelse con il Msi per tutta la vita, la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione italiana». Stavolta però, ovviamente in considerazione del ruolo che riveste La Russa, scoppia furibonda la polemica.

il furore del centrosinistra Il Pd è compatto nel chiedere la sua testa. Laura Boldrini osserva che si deve dimettere per aver «mortificato la Costituzione antifascista». Per Chiara Gribaudo, «ha tutto il diritto di commemorare il padre. Ne ha molto meno nell’esaltare il MSI, per i legami con il regime fascista e per quello che ha rappresentato nell’Italia repubblicana. La Russa - conclude - è un uomo di parte, inadeguato al ruolo che ricopre». Per Federico Fornaro, con queste parole La Russa «rinnega la svolta di Fiuggi».

Concetto ribadito anche da Osvaldo Napoli (Azione), secondo cui «passare dal fascismo «male assoluto» al fascismo «male relativo» è un attimo». «Chi rappresenta le Istituzioni - sottolinea la vicepresidente del M5S Alessandra Todde - non deve mai dimenticare che le nostre radici democratiche, come la Costituzione, si fondano sull’ antifascismo e sulla Resistenza».

la replica del portavoce In serata la replica di Emiliano Arrigo, portavoce di La Russa, secondo cui le polemiche sono «strumentali» e vengono da chi non ha letto il post. «La piena adesione del Msi alla democrazia e al Parlamento è storia e nessuno può negarla», conclude Arrigo.

Adriana Poli Bortone: «Anch’io non rinnego la militanza fatta di grande onestà intellettuale» (di Emanuela Tommasi)

«Io rivendico la mia appartenenza al Movimento Sociale Italiano, che non ho mai rinnegato perché non ho trovato mai alcun elemento che mi inducesse a rinnegare una militanza fatta di grande onestà intellettuale, di rispetto per i i diritti di tutti e di chiara visione verso una guerra civile che ha visto morti da una parte e dall’altra, morti che io rispetto tutti, indistintamente». Adriana Poli Bortone è attualmente l’unica esponente della Fiamma Tricolore in consiglio comunale a Lecce. Ma è stata anche sindaco, oltre che ministro e parlamentare. Sempre orgogliosamente di Destra. «Sarebbe ora che noi missini, e io sono tuttora missina, chiedessimo al Pd, soprattutto al Pd che è chiaramente una derivazione, una evoluzione per così dire del Partito Comunista Italiano, di rinnegare ad alta voce le stragi staliniste e la dipendenza dell’Italia dalla Russia, per tanti, troppi anni - dice -. Solo chi vuole strumentalmente trovare quotidianamente occasione di polemica con l’attuale Governo può, oggi, insorgere contro le dichiarazioni di Isabella Rauti e di Ignazio La Russa, i quali, con molta onestà e coerenza, hanno inteso ricordare la nascita di un partito che ha accettato la democrazia fin dalla sua nascita, accettandone le regole volute dalle istituzioni democratiche repubblicane. Un partito - ricorda - che nel 1994 vide l’Msi essere degnamente rappresentato nel governo Berlusconi». Poli Bortone aggiunge: «Nella mia lunga militanza all’interno del Movimento Sociale Italiano ho sentito chiaramente la condanna della Shoah e, al contrario, non ho mai sentito alcuno che rivendicasse aspirazioni a riportare in Italia la dittatura. Sarebbe ora che l’Italia potesse essere effettivamente rappresentata in tutti quanti i partiti da reali democratici che sapessero rileggere la storia nelle sue pagine belle e nelle sue pagine brutte, ma con grande onestà intellettuale. È una pretesa troppo grande? Quando finalmente riusciremo a farlo potremmo tutti, e dico tutti, sentirci ed essere dei veri democratici».

Luciano Canfora: «Bisogna prendere atto della storia e di quel che è scritto nella Costituzione» (di Carmela Formicola)

«Ma perché: si stupisce?». Luciano Canfora, storico barese di fama mondiale, commenta le dichiarazioni di Ignazio La Russa sul Msi. «Io non mi stupisco. E comunque sul ruolo del Movimento sociale va fatta una valutazione meramente storica: quel partito si richiama alla Repubblica sociale italiana. I comportamenti, i pensieri, la pubblicistica del Movimento sociale sono la rivendicazione di quella appartenenza. Non è un ipotesi, è un fatto».
La Repubblica Sociale, anche detta Repubblica di Salò, è la denominazione assunta dal regime fascista repubblicano instaurato il 23 settembre 1943 da Benito Mussolini, nella parte di territorio italiano occupato dai Tedeschi.
«Chi asserisce - continua Canfora - che quella della Repubblica sociale sia stata una fase positiva per l’Italia è fuori strada perché è la Costituzione a recitare: è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».
«Il legame - aggiunge Canfora - tra pezzi del Movimento sociale con ambienti sovversivi dell’estrema destra è d’altronde acclarato da atti processuali e testi storici. In più vorrei ricordare le parole di un pensatore mite come Norberto Bobbio quando nel luglio del 1960, a Genova (Città medaglia d’oro al valor militare, dove venne firmato l’atto di resa delle truppe tedesche, ndr) si tentò di organizzare il congresso del Movimento sociale. “Va sciolto, lo richiede la Carta Costituzionale”, disse Bobbio. Prendiamo atto di questi elementi, dunque», continua Luciano Canfora. Che ancora affonda nella memoria. «Basterebbe ricordare ancora l’ultimo congresso del Msi con Giorgio Almirante che definì la Repubblica italiana “bastarda”, come riferì il Corsera in prima pagina il 25 gennaio 1988».

Privacy Policy Cookie Policy