Sindacato medici Italiani

«Liste d’attesa: in Puglia stop alla iper burocrazia», la parola al presidente nazionale Smi Abbaticchio

Gianpaolo Balsamo

«La sicurezza dei medici? Dipende dal malcontento dei cittadini»

Nella sanità pugliese non è una novità la grave carenza di personale che rende sempre più difficile l'assistenza, allunga le liste d’attesa e inasprisce i rapporti con l'utenza, esponendo il personale a sempre frequenti aggressioni verbali e fisiche, ormai all'ordine del giorno. Quanto accaduto alle due infermiere in servizio nell’ospedale di Putignano (come riferiamo nell’articolo accanto), insultate e aggredite con calci, pugni e schiaffi dai parenti di una donna ricoverata, è purtroppo l’ennesima conferma. Sui problemi dei camici bianchi pugliesi, soprattutto dei medici di medicina generale, è intervenuto il presidente nazionale del Sindacato medici italiani (Smi), Ludovico Abbaticchio. In Puglia tra medici di medicina generale e di guardia medica, si contano 3.700 professionisti ma, purtroppo, nel 2031 si prevede la riduzione di circa 1.500 professionisti.

Dott. Abbaticchio, l’ennesima aggressione. Come intendete arginare il fenomeno della violenza contro i medici?

«La sicurezza di chi esercita la professione medica e sanitaria è diventata una questione nazionale, drammaticamente attuale e rappresentativa di una grave regressione sociale e culturale del nostro Paese. Siamo sempre più convinti, che insieme ai provvedimenti legislativi già previsti, per arginare il fenomeno della violenza contro i sanitari, bisogna impegnarsi nella società per ristabilire un nuovo patto di rispetto reciproco tra utenza/pazienti, personale medico-sanitario e istituzioni. Le soluzioni che prospettano alcune dirigenze delle Asl come la repressione, le denunce e le pene maggiorate, le telecamere, sicuramente potrebbero servire per questo fenomeno, ma resta il dubbio che non siano del tutto risolutive per arginare il malcontento, l’insoddisfazione, la domanda di salute di chi arriva nei nostri ospedali e negli studi medici».

Quali sono i rimedi per permettere ai medici di medicina generale di soddisfare al meglio il bisogno di salute che arriva dai cittadini?

«Occorre eliminare l’eccessiva burocrazia dal lavoro dei medici di medicina generale, con investimenti più specifici per l’assunzione di impiegati anche a livello della medicina di gruppo con professionalità amministrative che devono togliere al medico il peso della burocrazia per liberare più tempo da dedicare alla cura dei pazienti».

I medici di famiglia come possono contribuire al miglioramento e all’efficientamento delle prestazioni sanitarie?

«La medicina generale mantiene molte competenze specialistiche che possono essere ridistribuite sul territorio attraverso lo stesso medico di famiglia che può essere specialista in cardiologia, ginecologia, neurologia e in tante altre branche. Occorre valorizzare queste caratteristiche specialistiche presenti all’interno della competenza del medico di medicina generale attraverso un nuovo progetto integrato nei nuovi piani della salute puntando ad ulteriori riduzioni delle liste di attesa dei pazienti. La riduzione delle liste di attesa deve avvenire attraverso un progetto che coinvolga l’intero circuito istituzionale e deve valorizzare le competenze del medico di famiglia, che, nel caso, sia anche uno specialista in una branca medica e non avendo un grande numero di assistiti, può dedicare tempo alla medicina territoriale specialistica».

Nell’ambito dell’assistenza territoriale, le “case di comunità” possono essere una risposta alla crisi della medicina generale?

«Il Pnrr punta a costruire le Case di Comunità, strutture fisiche ma senza personale al loro interno. Si correrà il rischio di avere, ancora una volta, cattedrali nel deserto anche a causa della carenza di medici, che sono sempre meno, in rapporto alla popolazione. Nell’ultimo decennio non sono state messe a punto, dai governi che si sono succeduti, misure che favorissero l’impiego di una nuova generazione medica.

Quali sono nello specifico i ruoli dell’Ordine dei medici e del sindacato?

«Gli Ordini dei Medici fanno bene ad affiancarsi al lavoro dei sindacati ma non possono e non devono sostituire la loro funzione istituzionale sindacale. I ruoli non possono intersecarsi, chi fa il presidente dell’ordine assolva ad un ruolo di garanzia, chi fa il presidente del sindacato s’impegni per la difesa della categoria medica».

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