Caro vita

Lecce, «Cartelle» per 36mila euro ma ora l'Inps gliene deve 50mila

Vincenzo Sparviero

La paradossale odissea di un imprenditore salentino: non solo non ha pagato, ma ha anche portato l’ente previdenziale dinanzi al giudice, che gli ha riconosciuto un credito

LECCE - Avrebbe dovuto - secondo i calcoli dell’Inps - pagare 36mila euro per contributi previdenziali arretrati. Non solo non ha pagato, ma ha anche portato l’ente previdenziale dinanzi al giudice, che gli ha riconosciuto un credito di 50mila euro.

La paradossale «vicenda» inizia nel 2018 e riguarda la richiesta di pagamento - da parte di Inps e Agenzia Riscossione - avanzata ad un imprenditore salentino attraverso una cartella esattoriale di circa 36.000 euro per contributi previdenziali risalenti ad oltre 10 anni prima.

Il contribuente, difeso dall’avv. Matteo Sances, aveva sempre contestato quelle somme perché erano già state pagate e inoltre - a suom giudizio - risultavano ampiamente prescritte. Ebbene, il Tribunale di Lecce (sezione Lavoro, con sentenza n. 2460 pubblicata il 21.09.2022) ha accertato non solo che le somme erano già state pagate ma addirittura che i pagamenti non erano dovuti e ha condannato gli enti a restituire quasi 50.000 euro. Cosa molto importante è che la sentenza non è stata appellata e dunque è passata in giudicato, diventando un precedente giudiziario di assoluto valore. Insomma, la vicenda potrebbe ripetersi con altri contribuenti pronti a presentare ricorso qualora dovessero essere ravvisati gli stessi motivi.

«Per l’esattezza, il motivo della restituzione del denaro - spiega il vice presidente nazionale del Movimento Consumatori, Bruno Maizzi - deriva dal fatto che da anni la giurisprudenza ha chiarito che i contributi Inps si prescrivono in cinque anni e che successivamente non possono essere pagati dal contribuente. La Cassazione ha sancito da qualche anno non solo la prescrizione dei contributi previdenziali in cinque anni, ma ha previsto anche che una volta prescritti l’Inps non possa in nessun caso accettare i pagamenti dai contribuenti. Ecco perché dopo l’ennesima richiesta degli enti abbiamo fatto i conti insieme all’avv. Sances di quanto pagato in passato dall’imprenditore e siamo rimasti sconvolti: infatti, non solo l’imprenditore aveva pagato molto di più rispetto al dovuto (quasi 50.000 euro) ma i pagamenti erano stati effettuati ben oltre il termine di 5 anni e dunque dovevano essere restituiti”.

Sul punto, interviene anche Antonio Sorrento, presidente di «Partite Iva Nazionali» nonché referente del Movimento Consumatori a Maglie.

“Da tempo - spiega - abbiamo sottolineato alle istituzioni il problema dei contributi previdenziali e assistenziali prescritti perché non è ammissibile che gli enti continuino indisturbati a intimare il pagamento di queste pretese ormai vietate per legge. Ecco perché stiamo predisponendo insieme a Unilavoro Pmi e ad altre associazioni di imprese e professionisti un progetto di legge per cancellare definitivamente queste cartelle”.

Un caso che parte dal Salento ma che diventa nazionale. Secondo il movimento consumatori, nella stessa posizione dell’imprenditore leccese si troverebbero molti altri cittadini che potrebbero a loro volta fare riferimento alla sentenza emessa dal tribunale di Lecce per i loro ricorsi.

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