il caso

Arpal, il Tar dice no a Cassano, ma l'ex direttore non molla

Massimiliano Scagliarini

I giudici: nessun provvedimento urgente. «Presenti ricorso ordinario»

BARI - La giustizia amministrativa non può ordinare all’Arpal di restituire in via d’urgenza all’ex direttore generale Massimo Cassano le password degli indirizzi mail che il commissario straordinario ha modificato in modo da estrometterlo dalla gestione. Il presidente del Tar di Bari, Angelo Scafuri, ieri ha detto «no» all’istanza di misure monocratiche con cui Cassano voleva tornare alla guida dell’agenzia. Ma l’ordinanza lascia comunque aperto uno spiraglio.

Cassano è decaduto giovedì della scorsa settimana dopo la pubblicazione della legge regionale votata dal Consiglio il 19 ottobre. Il giorno successivo il commissario individuato nella stessa legge, la capo dipartimento Silvia Pellegrini, ha avviato gli atti per il subentro convocando i dirigenti dell’agenzia, prendendo il controllo delle caselle di posta elettronica del direttore generale e, lunedì, anche disattivandogli il badge e intimandogli di sgomberare la stanza. Cassano però continua ad andare in ufficio in quanto - questa la tesi esposta nell’istanza al Tar - la Regione avrebbe dovuto comunicargli il licenziamento, cosa che invece non ha fatto perché - secondo gli uffici regionali - la legge di decadenza è auto-applicante.

Il presidente del Tar ha stabilito che non si può intervenire in via d’urgenza sul caso delle password anche per via della «natura ristorabile del pregiudizio lamentato», e «fatte salve le responsabilità da far valere dinanzi alla competente autorità giurisdizionale»: significa che per l’estromissione dall’agenzia Cassano potrà, nel caso, chiedere al Tribunale del Lavoro le retribuzioni residue previste dal suo contratto (che sarebbe scaduto a dicembre 2023). Il giudice amministrativo ritiene però opportuno «acquisire chiarimenti dalle Amministrazioni interessate (Regione Puglia, Arpal) sulle motivazioni poste a base del comportamento», e «in particolare se le stesse (motivazioni, ndr) siano state trasfuse in provvedimenti formali di applicazione» della legge regionale. Cassano, insomma, dovrà procedere con la «sollecita proposizione del preannunciato ricorso - anche a seguito della predetta istruttoria ed anche in via compulsiva - la cui eventuale richiesta cautelare potrà essere fissata alla prima utile camera di consiglio collegiale». Vuol dire che Cassano dovrà fare un’istanza per avere chiarimenti alla Regione sulla sua posizione, poi potrà impugnare la risposta davanti al Tar chiedendone eventualmente la sospensiva. E nel frattempo? Il commissario ha avocato a sé i poteri di gestione, dando indicazioni precise in questo senso ai dirigenti dell’agenzia. Ma nel silenzio del presidente Michele Emiliano, che dopo l’approvazione della legge non lo ha più chiamato, e in assenza di una comunicazione formale di «licenziamento», Cassano sembra intenzionato a non mollare la poltrona.

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