La parola all'esperto

Alcol, allarme minori: «Si comincia a 11 anni»

Monica Carbotta

Della Bona: «C’è un aumento veramente preoccupante»

Alcol. Allarmante aumento dei consumi tra giovanissimi. Appello alle famiglie: correte ai ripari prima che il danno si faccia più serio. A parlare è Salvatore Della Bona, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche della Asl: «Si rivolgono ai servizi ragazzi sempre più giovani rispetto al passato. Hanno tra i 18 ed i 20 anni e spesso hanno cominciato con il consumo occasionale già a 13-14 anni, poi la situazione è peggiorata sempre di più. C’è un aumento veramente preoccupante, alcuni cominciano già all’età di 11-12 anni, ragazzini e ragazzine». Per un adolescente anche bere poco è troppo. «Le famiglie - prosegue - devono rendersi conto che l’uso di alcolici seppur occasionale può portare a gravissime conseguenze, al ricovero nei reparti di emergenza urgenza, al coma etilico e comunque richiedere l’intervento di specialisti. Il ragazzino, anche se beve poco alcol ed in compagnia, a prescindere dalla quantità, può subire danni» perché non ha raggiunto quello sviluppo del sistema enzimatico che aiuta a metabolizzarlo. Sviluppo che si completa intorno ai 25 anni. E non si parla di famiglie assenti o negligenti, l’attenzione dell’esperto è rivolta a tutti: non si devono trascurare i primi campanelli d’allarme. «Le famiglie se ne accorgono spesso tardi, quando la situazione degenera e ci sono disturbi comportamentali sempre più evidenti di cambiamenti del tono dell’umore, di depressione ovvero quando la situazione è già avanzata. Si può sempre intervenire, ma sarebbe molto più importante farlo in una fase più precoce». Sono pochi i genitori che si rivolgono tempestivamente ai servizi: «In linea di massima è raro che arrivino da noi famiglie preoccupate ai primi segnali, generalmente tutto esplode in un momento successivo». Lo assumono sempre più spesso a stomaco vuoto. C’è poi il fenomeno del binge drinking, cioè delle assunzioni in quantità ingenti solo nel fine settimana. «Così - spiega- è ancora più grave ed è più facile che le complicanze degenerino in situazioni di difficile soluzione». È necessario chiarire che «non parliamo di ragazzini - sottolinea - che hanno un disturbo da uso di alcol, una dipendenza, ma di ragazzini che si lasciano andare per festeggiare o per essere un po’ più in sintonia con gli altri, magari la notte di san Lorenzo o in feste particolari». Una piaga che secondo l’esperto si è ulteriormente aggravata in quest’ultimo anno. D’estate poi la situazione puntualmente degenera. «Negli ultimi anni ed in particolare in quest’ultimo anno c’è stata la segnalazione sempre più importante del Tribunale per i Minorenni di presa in carico di soggetti giovanissimi per l’abuso sia di sostanze che di alcol». I segnali d’allarme da non trascurare sono sempre gli stessi, avvisa Della Bona: «Tutto ciò che dovrebbero fare sempre i genitori: essere attenti ai piccoli cambiamenti che possono comprendere tentativi di isolamento, il rimanere chiusi nella propria stanzetta, la limitazione delle relazioni all’interno della famiglia. Questo fa già capire che c’è qualcosa che non va e bisogna comprenderne le cause stando vicini, indagando sui luoghi dove trascorrono il loro tempo quando escono e le persone che frequentano. Senza essere dei gendarmi cercare di comprendere i bisogni che spesso sono trascurati, parlare molto con loro, ascoltarli. Magari li si vede tranquilli e contenti al cellulare o ai videogiochi, o al computer e si pensa che stanno bene, ma sono lì a chattare o in comunicazione falsata con i coetanei. Questi sono già segnali che indicano un momento di isolamento che può portare a dipendenze patologiche». Siano dipendenze da sostanze o affettive. «Il web ormai ha compresso le relazioni, ne ha modificato le dinamiche, le ha distrutte. Ed il Covid –conclude- ci ha dato il colpo di grazia. Tutto ciò porta isolamento, insoddisfazione e vuoto». Un vuoto che si rischia di colmare danneggiandosi gravemente sia livello fisico che psichico.

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