Economia

Sepolti da montagne di «scartoffie»: imprese e opere pubbliche in tilt

Massimo Brancati

La burocrazia costa 67.269 euro alle aziende pugliesi, 11.139 a quelle lucane

Altro che crisi. Il vero nemico delle imprese è un altro, si chiama burocrazia. Perché se dalla crisi in qualche modo si può sperare di uscire, dalle «scartoffie» è difficile, se non impossibile, emergere.

La burocrazia, diceva Orson Welles, è quella cosa inutile che complica le cose anche più semplici. Inutile completamente no, ma spesso farraginosa, al punto da determinare ritardi e continui esborsi. Un ginepraio di autorizzazioni, lunghe attese e una pubblica amministrazione che non è sincronizzata con i tempi dell’imprenditoria. Anzi, per dirla tutta, vive in un altro fuso orario. Tutto questo è la burocrazia che attanaglia le aziende e che si traduce in perdite economiche anche per la stessa pubblica amministrazione. Dati alla mano, è il Sud a pagare di più, con la Puglia a guidare la classifica: il complicato sistema di autorizzazioni, bolli e documenti vari, infatti, pesa per 67.279 euro in media per impresa pugliese, con un costo annuo sostenuto dagli imprenditori per la gestione dei rapporti con la pubblica amministrazione che tocca la cifra record di 2 miliardi 500 milioni. In Basilicata 11.139 euro in media per impresa lucana con un costo totale di circa 410 milioni. Sono dati impressionanti forniti da Cgia Mestre che ha elaborato studi di Istat e The European House Ambrosetti.

Soldi da spendere sottostimati rispetto a quanto realmente bisogna sborsare. Sì, perché bisogna tener conto anche del tempo perso a rincorrere uffici, sportelli e documentazioni da firmare. Il tempo, dopo tutto, è denaro. In questo scenario così macchinoso e costoso per le aziende, accusano il contraccolpo più pesante le piccole e le micro imprese artigiane: secondo una recente ricerca di Confartigianato, per districarsi tra scadenze e adempimenti al titolare di un’azienda di dimensioni ridotte servono 238 ore l’anno, 56 ore in più rispetto alla media dei Paesi Ocse. Alcuni esempi: per ottenere l’autorizzazione ad installare una tenda esterna ad un laboratorio artigiano in centro storico occorrono l’autorizzazione comunale (Scia), il documento valutazione dei rischi e relativi allegati tra cui, in alcuni casi, anche l’accertamento compatibilità paesaggistica, autorizzazione paesaggistica. Il tutto si traduce in 1,42 chili di documentazione da presentare su carta e su supporto magnetico. Costo per prestazioni professionali circa 1.500 euro.

Per una pratica di sportello unico per inizio attività di fabbro ci si scontra invece con una realtà se possibile peggiore: relazione tecnica sul ciclo produttivo, relazione impatto acustico previsionale e definitivo, autorizzazione emissioni in atmosfera, autorizzazione agli scarichi, valutazione dei rischi. Tutto in duplice copia per un totale di 1,95 chili di carta e costi professionali per circa 5.000 euro. E se al fabbro venisse in mente di assumere un apprendista? Si armasse di pazienza e... soldi. Bisogna aggiungere altri 2.500 euro relativi ad altri adempimenti: corso da responsabile della sicurezza di 48 ore; corso per primo soccorso da 16 ore; corso antincendio da 8 ore; corso da tutor da 16 ore. E ancora: predisposizione di un documento per la valutazione rischi che deve contenere la fonometria fatta da un tecnico, un esame vibrazioni fatto da un tecnico, analisi sostanze chimiche e polveri presenti nell’ambiente di lavoro fatta da un tecnico, altri adempimenti che possono variare a seconda delle attrezzature utilizzate e delle lavorazioni effettuate nel laboratorio.

La burocrazia ci mette lo zampino anche nei lavori pubblici, dilatando a dismisura i tempi. Sempre secondo uno studio di Confartigianato, in Italia occorrono in media 815 giorni (circa 2 anni e 3 mesi) per completare l’iter di un appalto pubblico tipo riasfaltatura di 20 chilometri di una strada a doppia corsia. Un appalto semplice (almeno sulla carta) perché senza lavori accessori né successivi all’esecuzione. Una durata - dalla pubblicità del bando di gara al termine dei lavori, comprendendo il pagamento dell’impresa appaltatrice - che supera di 7 mesi i 605 giorni rilevati in media nell’Ue a 27 e colloca il nostro Paese al penultimo posto nell’Unione europea. Ci supera soltanto la Grecia dove il ciclo di vita dell’appalto è di 1.120 giorni.

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