Vacanze
La Puglia sempre più meta di turismo inclusivo: Salento e Valle d'Itria su tutte, ma potenzialità enormi
L'Italia in cima alla classifica dei desideri, nel 2021 un business da 43 miliardi
Il giro d’affari del Turismo LGBTQ+ in Europa è stato di 43 miliardi di dollari nel 2021 (in calo rispetto ai 75 del 2019, ma meno di altri segmenti) e, nell’immaginario di questi turisti, l’Italia – e con essa la Puglia - è in cima alla classifica dei desideri, tuttavia la Penisola è solo al sesto posto tra le mete che offrono la migliore esperienza, dopo Spagna, Germania, Olanda, Francia e UK.
Queste alcune delle informazioni emerse venerdì, a Milano, durante gli Stati Generali Europei del Turismo LGBTQ+ organizzati da AITGL- Ente Italiano Turismo LGBTQ+ sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo, Federturismo Confindustria, Comune di Milano e IGLTA.
Per Alessio Virgili, presidente AITGL, «la Puglia è considerata meta LGBTQI+ per eccellenza, con Bari, Gallipoli, Lecce e la Valle d’Itria che si sta affermando per le lesbiche. Si consideri che su 177 milioni di presenze e 33 milioni di arrivi turistici in Italia nel periodo estivo luglio-settembre del 2021 le presenze LGBTQ+ sono state 8,8 milioni con oltre 1,6 milioni di arrivi. Questo turista nel 2021 in Italia ha soggiornato, in media, 5 notti e ha speso giornalmente 187 euro, generando un fatturato per il nostro Paese di 1,4 miliardi di euro» (erano 2,7 miliardi pre-pandemia). Secondo lui «la Puglia ha segnato la storia del turismo LGBTQI+ italiano» ma «ha potenzialità enormi e inespresse». Ciò che frena lo sviluppo? Cultura d’impresa e strategie di promozione territoriale. Sul primo fronte sottolinea come «spesso diamo per scontato che questo genere di turista non abbia bisogno di un servizio customizzato» mentre, invece, una serie di accortezze possono rendere “accogliente” l’accoglienza. «Per esempio, se si fa trovare in stanza un cesto di frutta di benvenuto - suggerisce - si valuti se è il caso di accludere un biglietto intestato a Signora e Signore quando i due ospiti sono due uomini». «C’è anche un po’ di timore - dice Virgili - a fare una comunicazione per il viaggiatore LGBTQI+ per non perdere quello tradizionale, e c’è poca sensibilità a formare il proprio personale. Il viaggiatore LGBTQI+, così come quello che fa ciclotursimo, ha poprie abitudini di viaggio e l’albergatore dovrebbe cercare di conoscerlo al meglio per accoglierlo al meglio. Il consiglio è lavorare dall’interno con il Diversity Management, avendo politiche di inclusione verso i propri dipendenti, comunicando che l’azienda è accogliente e che puoi essere te stesso, così si dà anche la linea ai collaboratori. Quindi, formazione dei dipendenti, politiche di inclusione e poi costruzione dell’offerta e comunicazione. Per esempio, se c’è una festività come San Valentino e una struttura fa offerte dimenticando di includere le coppie omosessuali, non si comunica una buona apertura alle coppie LGBTQI+».
Fonti di Federalberghi Puglia fanno notare come, pur essendo strutturati in modo «friendly», talvolta queste coppie sono difficili da gestire perché, se vengono contrariate, scatta l’accusa di discriminazione. «A volte - spiega l’esperto - si utilizza un po’ come scusante la discriminazione. Può accadere. Ma succede anche, purtroppo, e lo dico come tour operator, che in Fiera gli operatori mi dicano che sono interessati sì ma solo in bassa stagione. “Perché ho le famiglie, non vorrei problemi”, dicono. A mio avviso ci sono problemi di mancata conoscenza e incontro tra le realtà. La diversità finisce, quando ci si conosce».
A propoito di Gallipoli, fonti Fipe-Confcommercio fanno notare che «se il Turismo LGBTQI+ è quello di Gallipoli, dove arrivano frotte di ragazzi in cerca di sballo e che lasciano più costi che ricchezza sul territorio, forse è meglio farne a meno». «Quella - argomenta Virgili - è la scelta di posizionamento che ha fatto Gallipoli. Si è posizionata per attirare quella fascia di età e quella tipologia di viaggiatore. Dipende molto dalla destinazione ed è normale che nel target ci sono i giovani, i ragazzi. A Tel Aviv puntano sul periodo del Pride per prendere i giovani, ma hanno una comunicazione per il resto dell’anno completamente diversa per attrarre il target LGBTQI+ che visita la città ma poi va sul Mar Morto a fare spa e poi va a Gerusalemme. Guardi, noi siamo partiti col turismo di massa e ora abbiamo capito che esistono tanti turismi e il turismo LGBTQI+ spazia tantissimo dai ragazzi, che vogliono solo la festa e magari vanno a Gallipoli, alle famiglie con i nuovi diritti civili, che hanno completamente altre esigenze, ci sono i single, le coppie, il target si è molto segmentato».
Sul piano territoriale cosa potrebbe fare la Puglia? «Tutte le destinazioni fanno comunicazione. La Puglia potrebbe attrarre molto di più, perché ora vive di turismo di passa parola, immagini cosa accadrebbe se comunicasse con campagne dedicate? Tel Aviv è in Medioriente ed è diventata la prima destinazione per il mercato LGBTQI+ e hanno costruito molta parte della comunicazione attorno al loro Gay Pride. Gli enti del turismo lavorano nei vari Paesi per promuovere questo segmento. Posso essere d’accordo sulle critiche al modello Gallipoli, ma noi abbiamo tantissimi altri spunti: le città d’arte (ci sono percorsi ai Musei Vaticani gay oriented), le bellezze naturali, il mare. Non c’è una vera e propria strategia di comunicazione regionale e questo ha portato a Gallipoli, ma se ci si caratterizza per avere turismo LGBTQI+ altospendente, con servizi alti, con una strategia dedicata, si può fare. E consiglierei di puntare sul turista statunitense e nordeuropeo».
Dello stesso avviso l’operatrice pugliese e presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli che, intervenendo agli Stati generali di Milano, ha detto che «è cruciale che questo tipo di turismo non sia considerato un semplice segmento di nicchia, ma oggetto di una sempre più specifica attenzione da parte della programmazione strategica turistica italiana, in quanto rappresenta un utile strumento per incrementare il numero di arrivi e presenze nel nostro Paese».
NON È MYKONOS, MA QUI È BELLISSIMO
Forse non sarà l’anno degli americani e dei russi, ma per il turismo pugliese si preannuncia un’estate di grandissimo successo sul fronte, ampio e assai variegato, dei viaggiatori LGBTQI+.
Senza andare indietro con la mente a ciò che ha reso la regione terra “inclusiva” per definizione, ma radicandoci nell’oggi, si registra come una robusta domanda sia stata solleticata durante tutto l’anno: social e web sono zeppi di informazioni e offerte. Un gran lavoro che ha beneficiato del contributo d’immagine dato, lo scorso agosto, dal ritorno in Puglia di Madonna e del suo iconico, potentissimo, allure intergender. Pochi mesi dopo, il 23 ottobre del 2021, la regione ha potuto godere di un altro endorsement fenomenale. I Nomadic Boys, “nome di piuma” della coppia di influencer gay Stefan e Sebastien, hanno vergato una gargantuesca recensione sul loro blog di viaggi - in inglese - intitolata: «Puglia Gay, guida ai migliori bar, club, hotel e oltre».
Tra un complimento ai maschi pugliesi («stalloni metrosexual ovunque guardassimo»; «sicuramente sanno come prendersi cura di se stessi»; «adoni abbronzati ovunque»), e uno al cibo (orecchiette soprattutto), i due giramondo indicano una serie di tappe gay-friendly e luoghi da non perdere, come Alberobello, Lecce, Otranto, Polignano a Mare, Grotta Poesia, Castel del Monte. Prima di partire, raccomandano di guardare il film «Mine vaganti» e spiegano che la Puglia è un luogo sicuro per gli omosessuali («un campo da gioco bohémien per i viaggiatori gay»), ma «non c’è da aspettarsi party sulla spiaggia stile Mykonos/Ibiza». Indicano poi una serie di sistemazioni dai B&B ai boutique hotel (Alezio, Ugento, Maruggio). Poi i lidi, i bar (i «migliori» a Bari, Lecce e Gallipoli), club, saune, ritiri di gay yoga, gay pride e guide turistiche. Ma c’è un dato che dovrebbe attrarre l’attenzione di chi abbia interessi nel Turismo ed è questo: il periodo migliore per visitare la Puglia è tra aprile e giugno, perché - scrivono gli influencer - sbocciano i fiori primaverili, il tempo è caldo abbastanza ma non troppo, non c’è folla e i costi non sono eccessivi.
Ecco le parole fatate: «aprile» e «giugno». Ovvero, se gli operatori sincronizzassero l’orologio biologico delle proprie attività con quello del turismo LGBTQI+ internazionale potrebbero riuscire a destagionalizzare.
Altro dato: la Puglia costa. Ieri un tour operator specializzato in viaggi per gay e lesbiche, quotava sette notti in doppia uso singola a Gallipoli, in hotel 4 stelle, con prima colazione, utilitaria a noleggio e due visite guidate, fino a 2.500 euro. A fine agosto. Per Gran Canaria di euro ce ne vogliono 800.
«POSTO FANTASTICO, DOVREBBE ESSERE AMATO DI PIU'»
I bergamaschi Angelo Bolandrina e Umberto Scotti sono pionieri nell’accoglienza omosessuale in Puglia, da quasi vent’anni gestiscono quello che forse è il primo B&B gay e naturista dichiarato. «Siamo scesi nel 2003 e non siamo ripartiti - spiega Bolandrina - Un po’ una scommessa, ma ha pagato. Siamo sullo Jonio, in provincia di Taranto, vicino a una spiaggia in cui si fa naturismo da 30 anni, anche se non autorizzato, e frequentata dalla comunità LGBTQI+». Gli ospiti arrivano «grazie al passaparola, ma abbiamo anche un sito sul web ed essendo stati i primi siamo anche indicizzati. Basta scrivere “B&B gay Puglia” e risultiamo in pole position». Come si fa buona accoglienza? «Noi lo facciamo essendo noi stessi, capita a volte di arrivare in strutture “friendly” e poi... Noi - continua - abbiamo un rapporto con i nostri ospiti e clienti, un rapporto che spesso diventa di amicizia. Chi sceglie una struttura come la nostra vuol mettersi a suo agio dal punto di vista dell’“abito” e avere la possibilità di incontrare nuove persone. Da noi se uno vuol stare nudo sta nudo e chi non vuole non lo fa, questo il clima che si vive, la completa libertà nel reciproco rispetto».
La Puglia? «È un territorio accogliente. Ma abbiamo un ambiente bellissimo e lo trattiamo coi piedi. Basta muoversi un po’ fuori dai reticoli urbani, basta passeggiare sulle spiagge e gli ospiti, soprattutto gli stranieri, ci sottolineano che manchiamo nella cura del territorio. Abbiamo una buona percentuale di clienti del Nord Europa e ci dicono: vivete nel paradiso e c’è sporcizia ovunque, poco rispetto. La Puglia è fantastica e dovrebbe essere rispettata e amata di più dai suoi abitanti. Poi c’è il tema della stagionalità: noi offriamo pernotto e colazione ma ai primi di settembre la maggior parte delle attività di ristorazione chiude e io non capisco. Così si destagionalizza? Altro problema serio è la mancanza di collegamenti pubblici tra l’aeroporto di Brindisi e questa zona. Un problema da risolvere».