L'intervista

Alternativa alla guerra in Ucraina? «Avere più Europa»

Michele De Feudis

Il punto di vista dell'europarlamentare Marcello Vernola, osservatore Ue alle elezioni ucraine: «Sì alle sanzioni contro la Russia, ma l’unica strada rimane quella di aiutare economicamente Kiev»

BARI -  «A Kiev c'è una basilica di San Nicola nella quale sono stato molte volte a pregare. La svolta adesso può venire dal realizzare più Europa». Marcello Vernola, già europarlamentare di Fi (nelle ultime regionali con la Lega), è il nuovo direttore generale della Provincia di Taranto, ma quando era a Bruxelles ha affrontato in prima linea la questione ucraina.
Onorevole, il dossier Kiev era già rovente a metà degli anni duemila?
«Evidentemente sì. Durante il mio mandato elettivo sono stato membro della commissione esteri del Parlamento europeo, sono stato osservatore Ue durante le elezioni politiche ucraine per ben tre rinnovi delle cariche politiche. E sono anche stato nel Eu-Ukraine Business Council, una camera di commercio mista ucraino-europea a Bruxelles e a Londra, per molti anni».
Perché si è arrivati a questa escalation?
«C’è stato un errore nel non aver avviato il negoziato per il processo di adesione all’Ue dell’Ucraina».
Kiev però non aveva al tempo formalizzato la sua richiesta…
«Era stata scoraggiata dalla stessa Ue».
Quali gli ostacoli?
«Molti paesi del Nord Europa premevano per rallentare il processo di allargamento dell’Unione, al fine di non sobbarcarsi costi economici ulteriori, a partire dall’accordo Asa, anticamera del riconoscimento dello status di paese candidato. In più c’erano rilievi su diritto e garanzie in Ucraina: come in tutti i paesi con forti privatizzazioni si registrava un forte connubio tra potere politico e mondo degli affari. In parlamento c’erano tanti oligarchi così protetti dall’immunità parlamentare. Tuttavia c’era grande partecipazione democratica».
Quali gli scenari possibili?
«C’è il rischio che si destabilizzino i Balcani occidentali, soprattutto per i rapporti storici e religiosi tra Serbia e Russia, con Belgrado che potrebbe essere tentata di riprendere Kosovo e le province serbe della Bosnia Erzegovina. Anche in Macedonia ci sono frizioni tra le comunità slave e albanesi. Pure la Transnistria è una zona da attenzionare».
Se la Merkel fosse ancora cancelliere?
«Non sarebbe cambiato nulla. La Merkel è stata protagonista della lentezza dei rapporti con Ucraina».
Ora potrebbe tornare in campo?
«Lei, parla russo e ha rapporti con Putin. Insieme a Berlusconi potrebbe condurre un negoziato realistico».
Il Cavaliere finora è stato silente.
«È molto imbarazzato e sinceramente sorpreso. Berlusconi ha avuto la lungimiranza di consolidare il rapporto con Putin che ha garantito forti approvvigionamenti energetici all’Italia. Ma ora lo Zar ha un disegno che va oltre gli interessi Ue».
La via d’uscita dal pantano?
«La linea delle sanzioni sta avendo effetto sull’opinione pubblica russa. Il tempo gioca a sfavore di Putin, che pensava di non trovare resistenza e destituire Zelensky. Il presidente corre il rischio di rimanere isolato anche nel suo paese. L’occidente deve aiutare economicamente Kiev».
Alternativa alla guerra?
«È avere più Europa: da Kiev alla Scandinavia alla Georgia».

Privacy Policy Cookie Policy