Il processo

Lo scandalo PopBari, le mani sul tesoro di Fusillo

Massimiliano Scagliarini

Le carte dei curatori: prima del crac svenduti gli appartamenti nel centro di Bari. l pm Marazia ha depositato nel fascicolo Fimco anche le relazioni sui fallimenti di Maiora e Ambasciatori

BARI - Le società del gruppo Fusillo erano tenute artificialmente in vita dai finanziamenti della Banca Popolare di Bari, e sono state utilizzate per effettuare operazioni dissipative del patrimonio che hanno danneggiato i creditori. È per rinforzare questa impostazione che il pm Lanfranco Marazia ha depositato, nel processo per il crac Fimco ai danni dell’imprenditore nocese e degli ex vertici di Popolare, Marco e Gianluca Jacobini, le relazioni predisposte dai curatori fallimentari delle altre società del gruppo, chiudendo per certi versi il cerchio: Maiora è stata infatti (fino al fallimento) il principale cliente di PopBari, e a catena controllava Logistica Sud e Ambasciatori, le immobiliari in cui sono confluiti alcune delle proprietà più prestigiose del gruppo.

Tra Fimco e Maiora, secondo le consulenze ordinate dalla Procura, PopBari avrebbe perso 430 milioni di euro. Se da un lato i curatori di Maiora (come già avevano fatto quelli di Fimco) ha avviato un’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori ed ex sindaci della Popolare (prossima udienza a marzo) per la responsabilità solidale della banca nel fallimento Maiora, i curatori di Ambasciatori Immobiliare, Sebastiano Panebianco e Giovanni Schiavoni, scrivono che Popolare «ha determinato le scelte operative dell’intero gruppo e anche della Ambasciatori essendo infatti titolare di rapporti di credito che superavano ampiamente il fatturato dell’intero gruppo», mentre...

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