La fine della giornalista

Il giallo di Fasano, la verità su Patrizia Nettis nelle ultime telefonate

Isabella Maselli

S’indaga per istigazione al suicidio. Sfilata di testimoni. Al vaglio dei pm la posizione di un imprenditore (accusato pure di stalking)

BARI - Cinquanta giorni senza Patrizia Nettis. Cinquanta giorni nei quali, oltre al dolore straziante di amici e famigliari che non trovano ragioni, va avanti senza sosta il lavoro di chi sta cercando di dare a quel dolore una risposta. Di rimettere in fila i pezzi di un puzzle che potrebbe raccontare quello che è accaduto nelle ore immediatamente precedenti alla sua morte.

Patrizia Nettis, 41 anni, giornalista di Gioia del Colle, storica collaboratrice della Gazzetta del Mezzogiorno, ex responsabile della comunicazione del Comune di Alberobello e da maggio nell’ufficio stampa del Comune di Fasano, appassionata di volley e nuoto che aveva praticato a livello agonistico e di cui era istruttrice, premiata qualche mese fa dalla federazione regionale di pallavolo anche come miglior giornalista, è stata trovata senza vita nella sua casa di Fasano il 29 giugno.

Un gesto volontario l’ipotesi subito fatta da carabinieri e magistrati. Ma i dubbi su cosa abbia spinto una donna così solare, una sportiva campionessa di gare e di penna, a farla finita in quel modo, hanno convinto la Procura a non chiudere il caso. Istigazione al suicidio e stalking sono i reati che i pm di Brindisi Giovanni Marino e Giuseppe De Nozza ipotizzano nel fascicolo aperto a carico di un uomo, un imprenditore, per comprendere se la morte della giornalista barese sia stata indotta da qualcosa o qualcuno.

E per rispondere a questo quesito il primo atto disposto dai magistrati è stato una consulenza tecnica sul cellulare dell’unico indagato, una delle ultime persone ad aver parlato con Patrizia la sera prima del decesso, che sarebbe stata vista e sentita discutere con due uomini proprio la sera prima di morire.

Il consulente nominato dai pm è al lavoro, ormai da circa un mese, per estrapolare dal cellulare dell’uomo ogni elemento utile a ricostruire quelle ultime ore ma anche ciò che potrebbe essere accaduto nei giorni e nelle settimane precedenti. Dai tabulati, dalle chat, dalla mail che i due potrebbero essersi scambiati, la Procura spera di capire se ci siano eventuali responsabilità responsabilità di terzi sulla morte della donna.

L’indagato, assistito dall’avvocato Marcello Zizzi, era stato già sentito in qualità di persona informata sui fatti, fornendo il suo racconto di quella notte, prima che la Procura gli notificasse l’avviso di garanzia e disponesse la copia forense del suo telefono per gli accertamenti tecnici.

Più difficile sarà estrapolare i dati dal telefono della vittima, pure sequestrato dall’autorità giudiziaria, perché non sarebbe «accessibile» per via del sistema di protezione che impedisce la lettura del registro delle chiamate e della messaggistica di WhatsApp. E poi c’è il giallo del computer portatile della professionista. Il pc non sarebbe stato trovato a casa e neppure nel suo ufficio.

Dal giorno della morte, inoltre, i carabinieri stanno sentendo decine di persone, amici, famigliari, conoscenti e vicini di casa per raccogliere spunti. E forse proprio i racconti di alcuni di loro potrebbero aver dato impulso all’apertura di un fascicolo d’inchiesta.

Per la famiglia di Patrizia Nettis, l’ex marito e i genitori, tutto questo non basta. Chiedono di conoscere la verità su quello che è successo. L’avvocato che li assiste, Giuseppe Castellaneta, ha depositato in Procura una istanza per l’esumazione del corpo, ritenendo che l’autopsia - che dopo l’esame cadaverico esterno i pm hanno ritenuto di non disporre - potrebbe fornire ulteriori decisivi elementi utili alle indagini. Una sollecitazione alla quale i magistrati non hanno ancora risposto.

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