Nel Barese
Costa Ripagnola, il pm chiede archiviazione sull’inchiesta bis: nuova opposizione degli ambientalisti
Secondo la Procura anche dopo l’inizio dei lavori non ci sono stati abusi
POLIGNANO - L’inchiesta bis su Costa Ripagnola va verso l’archiviazione ma anche questa volta gli ambientalisti annunciano battaglia. Il pm Baldo Pisani, che aveva già indagato sul progetto del cosiddetto «resort dei trulli» chiedendo una prima archiviazione (pende ancora la decisione del gip dopo che i comitati ambientalisti hanno fatto opposizione), all’indomani dell’avvio dei lavori, la scorsa primavera, ha poi aperto un secondo fascicolo. Unico indagato il legale rappresentante della società Serim, Giovanni Rubino, per abuso edilizio. E per la seconda volta, a seguito di una dettagliata e articolata consulenza tecnica, la Procura ha chiesto l’archiviazione.
La Procura contestava i reati di abuso d’ufficio e rifiuto o omissioni di atti di ufficio a carico di tre persone (Luigi La Rocca e Giuseppe Tedeschi della soprintendenza archeologica; Marilena Ingrassia Fonte dell’ufficio tecnico del Comune di Polignano) e per abusivismo edilizio a carico di un quarto indagato, l’imprenditore Modesto Scagliusi della Serim. L’area era stata sottoposta a sequestro probatorio nell’ottobre 2019 e dissequestrata a gennaio 2022 con successiva richiesta di archiviazione, sulla base del fatto che l’autorizzazione rilasciata nel 2019 dalla Conferenza di servizi della Regione «è vigente» (confermata ad agosto 2022) e inoltre - evidenziava il pm - dalle consulenze tecniche «non sono emersi riscontri alle ipotesi di reato, tenuto conto che alcun lavoro è iniziato». Gli ambientalisti hanno fatto opposizione e a seguito dell’udienza il giudice si è riservato di decidere. Nel frattempo il Comitato «I pastori della costa» e Domenico Lomelo, assistiti dall’avvocato Ascanio Amenduni, hanno intrapreso anche la strada del ricorso al Tar (rigettata la richiesta di sospensiva, poi ribaltata dal Consiglio di Stato e il merito fissato a settembre).
Dopo l’avvio dei lavori, a metà febbraio, gli ambientalisti hanno chiesto il sequestro dell’area (respinto) e depositato nuovi esposti. La Procura ha aperto quindi un nuovo fascicolo iscrivendo questa volta nel registro degli indagati il solo legale rappresentante della società. Il pm Pisani ha disposto una consulenza tecnica che ha accertato la «conformità del progetto» con gli strumenti urbanistici e il piano regolatore del Comune, con la normativa regionale e con il Paur. Sui lavori di ripristino che l’impresa era chiamata a fare, e che solo in parte sono stati fatti tra muretti a secco e percorsi rurali, il consulente chiarisce che il Comune di Polignano sta ancora definendo «il preciso profilo orografico da ripristinare». Quindi i lavori in corso consisterebbero «nelle sole lavorazioni di restauro e risanamento conservativo dei manufatti già presenti e ormai in stato di crollo». Sulla base di queste considerazioni la Procura non ha ritenuto sussistenti ipotesi di illeciti, richiamando anche l’ordinanza del Tar che aveva rigettato l’istanza cautelare del Comitato. Di nuovo, però, gli ambientalisti si sono opposti, chiedendo nuove indagini ed evidenziando, tra le altre cose, che il Consiglio di Stato ha poi ribaltato la decisione dei giudici amministrativi di primo grado, mettendo in discussione «la natura di atto meramente conservativo» dell’autorizzazione rilasciata nel 2022 dalla Regione.