Il punto del direttore
L’alternanza ancora negata alla Puglia
Secondo Giorgia Meloni, «Francesco Acquaroli vince le elezioni regionali nelle Marche confermandosi Presidente» perché «gli elettori hanno premiato una persona che in questi anni ha lavorato senza sosta per la sua regione e i suoi cittadini»
Secondo Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, «Francesco Acquaroli vince le elezioni regionali nelle Marche confermandosi Presidente» perché «gli elettori hanno premiato una persona che in questi anni ha lavorato senza sosta per la sua regione e i suoi cittadini». Una dichiarazione che la premier non corre il rischio di dover ripetere il 24 novembre prossimo, quando si conoscerà l’esito delle elezioni regionali pugliesi perché il centrodestra non governa da 20 anni e dunque se buon lavoro ci sarà da premiare, sarà quello del campo avverso, tacendo del fatto, tutt’altro che trascurabile, che mentre scriviamo il centrodestra non ha nemmeno un candidato presidente da proporre ai suoi elettori.
Perché in una regione di centrodestra, nella quale Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega alle politiche del 2022 hanno vinto praticamente in tutti i collegi, non ci sia una proposta di governo moderata e allineata al Governo nazionale è una domanda alla quale nessuno sinora è stato in grado di dare una risposta chiara e convincente.
Invece di assistere alla vittoria dei conservatori, si vede il trionfo della conservazione di una classe politica immobile e immutabile, che bada solo ad assicurare la sopravvivenza a se stessa, evitando come la peste che qualche giovane leva possa crescere e affermarsi, portando idee in un deserto programmatico da far paura.
Certo, candidarsi contro Antonio Decaro è dura, la possibilità di perdere praticamente assicurata, il rischio di rimediare una brutta figura molto alto. Eppure in democrazia funziona così: ci si candida, si propone un programma credibile, ci si sottopone al giudizio degli elettori che poi nel segreto dell’urna decidono chi vince e chi perde, chi merita di governare e chi di stare all’opposizione.
Possibile, ad esempio, che non ci sia una donna, una professionista, alla quale affidare il racconto di una Puglia diversa da quella costruita da 20 anni di governo di centrosinistra?
Possibile che sia così difficile iniziare a proporre una alternativa, alternativa che è l’elemento probabilmente più prezioso della democrazia, ad una stagione di governo così lunga e caratterizzata da scelte strategiche indubbiamente di sinistra, che non si abbia il coraggio, e prima ancora la credibilità, di chiedere agli elettori discontinuità, proponendo, giusto per fare qualche esempio - nel nome del mercato e del liberalismo tipicamente di centrodestra - la privatizzazione degli aeroporti pugliesi, il maggior coinvolgimento dei privati nella gestione dei mille bisogni della sanità, la chiusura di agenzie ed enti regionali cresciuti a dismisura tra Vendola e Emiliano, la retromarcia della politica da nomine e poltrone, una gestione economicamente diversa dei fondi europei, una programmazione culturale meno ideologicamente orientata e più rispondente alla storia dei territori? Possibile?