il punto del direttore
Fondi europei, la Puglia non può più attendere
Buona notizia: sono stati superati i veti incrociati che hanno finora bloccato il via libera alle nomine dei componenti della von der Leyen bis a Bruxelles.
Costituisce sicuramente una buona notizia il superamento dei veti incrociati che hanno finora bloccato il via libera alle nomine dei componenti della von der Leyen bis a Bruxelles. Sono stati approvati i vicepresidenti Kaja Kallas (il gradimento del Parlamento era una formalità, in questo caso, perché è stata indicata direttamente dal Consiglio Europeo), Stéphane Séjourné, Roxana Minzatu e Henna Virkkunen mentre lo stallo su Teresa Ribera e Raffaele Fitto, oggetto di continui veti incrociati tra Ppe da un lato e S&D dall'altro, è stato sbloccato l’altra sera in virtù dell'approvazione a latere di diverse mozioni di minoranza su Ribera.
Ha ragione la premier Meloni nel definire l'importante incarico attribuito al Commissario designato dall’Italia una vittoria di tutti gli italiani, non del Governo o di una forza politica. Fitto ha ottenuto un portafoglio di peso e il coordinamento di deleghe strategiche per l'Italia e per l’Europa intera, come l’agricoltura, la pesca, l’economia del mare, i trasporti e il turismo. Il tempo dirà se l'indicazione di Fitto è la conferma di una ritrovata centralità dell'Italia in ambito europeo, all’altezza del suo ruolo come Stato fondatore della Ue, seconda manifattura d'Europa e terza economia del Continente oppure se è il frutto di un sapiente compromesso che solo un politico consumato ed esperto come il ministro di Maglie poteva ottenere, mettendo insieme tutte o quasi le anime e i voti degli europarlamentari italiani. Buona parte degli eurodeputati del Pd, prima delegazione dei Socialisti al parlamento europeo, sono d’altronde consapevoli del fatto che a Bruxelles conta anche l’interesse nazionale, non solo quello del partito, e che, quindi, la conferma di Fitto a vicepresidente è interesse dell’Italia. Conta anche la geografia: diversi eurodeputati del Sud, anche del Pd, sanno bene quanto sia importante, per il Mezzogiorno d’Italia, avere un vicepresidente alla Coesione. A ricomporre le divergenze di visione tra i Dem ha probabilmente contribuito il fatto che Fitto è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 14 novembre scorso, un segnale politico inequivocabile.
Se fosse saltata la Commissione, sarebbe stato un disastro, tanto che si sono dovute muovere personalità del calibro dell’ex presidente della Commissione Romano Prodi e dell’ex commissario Mario Monti, entrambi ex premier, per cercare di riportare tutti alla ragione. A questo punto, la Commissione von der Leyen bis dovrebbe essere votata nella plenaria a Strasburgo mercoledì prossimo, come programmato, per entrare in carica il primo dicembre.
L’auspicio di tutti è che con il varo della Commissione europea, la premier Meloni riassegni le deleghe affidate a Fitto e sblocchi le varie partite aperte, prima fra tutte l’accordo sulle somme del Fondo sociale di coesione con la Puglia: ulteriori ritardi non solo potrebbero danneggiare in maniera irrimediabile il sistema produttivo della nostra regione ma costituirebbero un problema politico enorme, non più scusabile con le trattativa a Bruxelles. C’è un tempo per tutto, ora tocca alla Puglia.