Calcio
Lo SpaccaBari di Auteri: «Tanta ferocia, bel gioco»
Il tecnico: «Darò gioia a questa squadra amata nelle viscere»
Bari - La maniacalità nel lavoro, la passione per la musica, l’hobby della cucina. E la voglia di dare una gioia «ad una piazza che vive il calcio in modo passionale, forte di un grande blasone», per usare le sue parole. Il ritiro di Cascia ha svelato tanti piccoli particolari di Gaetano Auteri. Ovvero, il tecnico approdato in biancorosso per realizzare a Bari l’obiettivo promozione sfilato via sul filo di lana lo scorso 22 luglio, nella finale dei playoff.
Si racconta con grande trasparenza, il coach di Floridia. Partendo dall’analisi dei primi dieci giorni di lavoro in Umbria. «Sono molto soddisfatto di quanto abbiamo svolto finora», afferma Auteri. «Stiamo privilegiando gli aspetti della forza, della resistenza, cominciando ad approfondire i principi tattici che poi andremo a ripetere fin quando non saranno perfettamente memorizzati. Perché il nostro obiettivo deve essere esprimere un bel calcio secondo un’idea precisa che deve fungere da filo conduttore, senza depauperare il talento del quale disponiamo in larga misura. Sono sereno perché ho trovato grande disponibilità da parte dell’intero gruppo: i più grandi, i giovani, gli elementi in età matura.
Ci concediamo anche momenti di svago e relax: se accade, è proprio perché sono appagato da quanto stiamo esprimendo. Mi auguro che continui così perché il mio buon umore spesso dipende proprio da quanto viene espresso in base alle vittorie, alle prestazioni, al legittimare i risultati attraverso una traccia. Ci saranno anche i momenti di difficoltà, soprattutto in un girone così affollato di squadre forti e grandi piazze. Ma proprio in quei frangenti, occorrerà sapersi affidare ad altre facce: l’agonismo, la ferocia, la determinazione. Ovvero, le doti che servono a vincere le partite “sporche”. Essere a Bari non aumenta responsabilità che ho avvertito in qualsiasi avventura, ma mi onora l’opportunità di essere in un club di straordinaria tradizione e amato visceralmente dalla sua gente. Vincere significherebbe dare una gioia a tanti ed io ne sarei davvero felice».
Il Bari in qualche modo è sempre stato nel suo destino. «Ho dovuto interrompere – racconta – la carriera da calciatore a soli trent’anni per problemi alle ginocchia.
Ma durante l’esperienza a Varese ho conosciuto i due allenatori che più hanno lasciato il segno su di me: Eugenio Fascetti ed Enrico Catuzzi. Entrambi sono state icone per il Bari: il primo, toscanaccio, ironico, geniale. Il secondo, un grande maestro che ci ha lasciato troppo presto. Da loro ho appreso anche la gratificazione di migliorare un atleta: se un ragazzo che ho allenato arriva ad alti livelli ed ho contribuito anche in parte alla sua crescita, mi sento davvero fiero».
Racconta le sue passioni, il mister siciliano: «Non mi piacciono i social, né apparire e ai miei calciatori consiglio sempre non mescolare il calcio con quanto fanno fuori dal campo. La musica, invece, fa parte di me, in tutte le sue manifestazioni: mi diverte il karaoke, sarà una tendenza di famiglia, visto che anche mia sorella appena vede un microfono comincia a cantare. Mi piace moltissimo vedere i film al cinema che resta il contesto per eccellenza per apprezzarli. Così come mi diletto in cucina: quello che faccio, mi riesce benino. A volte, invento anche qualche piatto sul momento. E poi sono innamorato dell’Italia: al Sud siamo fortunati nel vivere un clima sempre mite, con colori e scenari mozzafiato. La Sicilia rappresenta le mie origini, i miei affetti: è scontato che per me resti il luogo più bello del mondo. Il mio sogno? Vivere pienamente, provando ogni giorno a migliorare tutto ciò che sia migliorabile».