L'INTERVISTA
Floriano: la mia vita è una sfida e lo è anche questa col Bari
"D’ora in poi pochi fronzoli e massima cattiveria per chiudere quanto prima la pratica promozione"
È abituato a cadere e rialzarsi. Figurarsi se lo impressiona una sconfitta. Roberto Floriano è una delle anime del Bari. Uno dei big annunciati, nonché tra le principali fonti di gioco a disposizione di Cornacchini. Non a caso è uno tre cannonieri della squadra (con sette reti, al pari di Simeri e Neglia), ma è anche l’uomo più letale nell’uno contro uno, una fonte preziosa di assist per i compagni. Per qualità e potenzialità, avrebbe dovuto calcare ben altri palcoscenici. Nella Primavera dell’Inter era considerato un predestinato. Invece ha dovuto affrontare una lunga gavetta tra serie D con Seregno e Colognese, C2 e C1 (con Tritium ed Alessandria), passare persino da una breve parentesi in Bulgaria per poi ricominciare in Italia con Pistoiese, Mantova, Barletta, Pisa, Foggia e Carrarese. A 31 anni ha assaporato la prima volta la serie B, lo scorso anno, proprio con il Foggia, dimostrando di poterci stare comodamente (cinque reti in 20 presenze). Eppure, ha preferito sposare il progetto del Bari e scendere nuovamente di categoria. «La mia vita è sempre stata una sfida», racconta l’esterno offensivo nato in Germania ad Albstad-Edbingen. «Perciò in effetti sono abbastanza vaccinato a rialzarmi dopo le cadute». Quindi, la prima sconfitta stagionale incassata domenica scorsa con la Cittanovese è già ampiamente metabolizzata per il Bari? «Un momento. La “rosicata” è ancora viva. L’imbattibilità è un fiore all’occhiello che non volevamo perdere. Altri record possono essere relativi, ma finire un campionato senza macchia è una soddisfazione che raramente si prova. A mio avviso, avevamo tutte le qualità per centrare l’impresa. Purtroppo, siamo scivolati nel modo più beffardo. Siamo incavolati neri. E forse questo spirito ci servirà: d’ora in poi pochi fronzoli e massima cattiveria per chiudere quanto prima la pratica promozione». Lo stop ha causato un po’di malumore nella piazza: è sorpreso, data l’acclarata leadership del Bari nel torneo? «È comprensibile. Questa città ha sofferto troppo negli ultimi anni. È dura per una piazza così grande sopportare la serie D. Il popolo biancorosso ha ammirato tanti campioni, ha disputato la serie A da protagonista. Per me, è già un piccolo miracolo avere quei 10mila spettatori stabili al San Nicola. Tutti insieme, dobbiamo riportare il galletto dove merita. Il prima possibile». Domani l’Igea Virtus (sarà disponibile anche Piovanello, al quale è stata cancellata la seconda giornata di squalifica, ndc): obbligatorio vincere per presentarsi con ampio margine allo scontro diretto con la Turris del tre febbraio: «Dobbiamo vincere perché in questa fase ogni successo ci avvicina all’obiettivo, non per altri motivi. La gara con la Turris può essere un crocevia fondamentale, ma siamo noi la capolista: non possiamo andare a Torre del Greco facendo calcoli. Dobbiamo imporre ovunque la nostra caratura e superare anche difficoltà quali le precarie condizioni di alcuni campi». Cornacchini considera Floriano irrinunciabile, spesso la squadra si affida al suo dribbling ubriacante: «Le responsabilità mi piacciono. È vero: sono molto sollecitato. Ma che cosa c’è di più inebriante che sfidare l’avversario nell’uno contro uno?». Floriano, Di Cesare, Bolzoni, Brienza: tutti dalla B e non più giovanissimi, tutti pronti a ripartire dalla D rinunciando a offerte da categorie superiori: «Spesso ne parliamo anche tra noi e l’opinione è unanime: qui c’è davvero un progetto solido. Bari avrebbe avuto fascino a prescindere, ma noi abbiamo accettato la sfida guardandola in prospettiva. Vogliamo sentirci parte di una pagina di storia, essere protagonisti della rinascita del Bari. E magari dimostrare che possiamo toglierci ancora delle soddisfazioni ad alto livello». A 32 anni suonati, ha un sogno: raggiungere la A che manca al suo percorso, magari con la maglia del Bari: «È un obiettivo che tengo in un angolino. Ma non può diventare un’ossessione. Devo pensare ad un torneo per volta. Ma una cosa è certa: alla mia età, un’opportunità del genere poteva arrivarmi solo con un programma come quello del Bari. Perciò, lasciatemi sognare».