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Le «vite diverse» dei topi di Esopo, un esperimento sociale

Milena Pistillo

Come possiamo ridisegnare il futuro dei piccoli borghi e delle aree rurali? Lo scopo è ridare vita ai territori marginali riportando opportunità, lavoro e abitanti

La favola è nota: Il topo di città e il topo di campagna. L’autore altrettanto noto: Esopo, uno schiavo greco così colto e saggio da aver scritto favole che hanno per protagonisti animali, con un valore profondamente gnomico, sentenzioso. I due topolini vivono vite diverse: uno abita in città, tra lusso sfrenato e comodità, l’altro in campagna conducendo una vita frugale e semplice. Decidono così di scambiarsi le rispettive case, uno per poter apprezzare l’abbondanza di cibo, l’altro l’idillica pace rurale. Ma dopo un po’ fanno ritorno alle rispettive dimore: il topo di città ha nostalgia delle sue grandi abbuffate e quello di campagna è stanco di dover scappare alla vista del padrone di casa e dei suoi cani e gatti.

Questa favola esopica insegna che esistono due diversi stili di vita e, tra questi, occorre scegliere quello a noi più congeniale, con l’evidente allusione alla esemplarità della vita rurale per la sua semplicità e il suo approccio antistress. A seguito della rivoluzione industriale partita dall’Inghilterra le campagne presero a spopolarsi per il fenomeno massiccio dell’inurbamento che attrasse migliaia di uomini e donne in città con la promessa di un lavoro in fabbrica. Noi italiani abbiamo conosciuto il fenomeno della migrazione al Nord negli anni del boom economico quando città come Milano, Torino attraevano i migranti meridionali verso gli impianti industriali. Molti di questi migranti sono tornati a riscoprire le loro radici dopo la pensione e non se ne sono più andati.

Ma un fenomeno del tutto nuovo e originale sta coinvolgendo sempre più giovani “migrati” anche fuori Italia a rivalorizzare il loro territorio. La “community dei ritornati” è una iniziativa di Luca Tamburrino e Michele Vivilecchia, nata a Matera nel settembre 2024 e  riunisce giovani professionisti formatisi in un contesto internazionale e individui tornati nel Sud Italia o nuovi “arrivati”. Molti di questi giovani professionisti hanno un lavoro e utilizzano sempre più lo smart working, il lavoro da remoto che è una novità nel panorama della digitalizzazione del mondo del lavoro.

Molti “ritornati” scoprono di non trovare una rete di supporto al loro arrivo e la community nasce per creare legami e connessioni tra i ritornati offrendo una serie di eventi e iniziative (persino trekking e passeggiate nei boschi) allo scopo di creare nuovi legami. La community favorisce la crescita economica e culturale del territorio attraverso incontri professionali e attività sociali integrando i ritornati e i nuovi arrivati. Questa esperienza si inserisce nel solco della incentivazione statale al “ritorno” e racconta il coraggio e la determinazione di una generazione di giovani che sceglie di rientrare in Italia dopo un periodo all’estero: esperienze, energie e professionalità al servizio del nostro Paese.

La Farnesina promuove la migrazione circolare del talento italiano sostenendo i giovani espatriati anche grazie a nuovi incentivi fiscali destinati a chi rientra. Certo Matera non è “campagna” nel senso stretto del termine o meglio, non solo campagna. La capitale europea della cultura nel 2019, prima città del sud Italia a ricevere questo riconoscimento, nota per i suoi Sassi patrimonio UNESCO, location di numerosi scenari cinematografici per il suo paesaggio suggestivo, non è di certo neppure una metropoli.

Ciò che i ritornati vogliono conseguire è un rapporto con il territorio di origine basato su relazioni umane vere e profonde che in una grande città è molto difficile coltivare. La frenesia della vita cittadina distoglie dall’obiettivo primario di instaurare rapporti autentici con persone che garantiscano una qualità della vita decisamente migliore. Lo slogan dei Ritornati è Non ci servono bonus ma relazioni vere. Questa realtà fa il paio con il Bando Borghi, un investimento specifico all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a favore della riqualificazione dei borghi e del patrimonio rurale italiano in cui il ruolo degli architetti nel garantire proposte progettuali e soluzioni strategiche è fondamentale.

La riqualificazione dei borghi rurali è un processo nato dalla combinazione di recupero edilizio e paesaggistico e sviluppo di nuove opportunità economico-sociali, con la collaborazione fattiva della comunità locale per dare un nuovo futuro alla miriade di borghi di cui è composto il nostro Bel Paese.

Come possiamo ridisegnare il futuro dei piccoli borghi e delle aree rurali? Lo scopo è ridare vita ai territori marginali riportando opportunità, lavoro e abitanti poiché tanti piccoli centri storici italiani offrono un enorme potenziale per un turismo sostenibile alternativo a quello delle grandi città d’arte. Da segnalare Contro i borghi. Il Belpaese che dimentica i paesi a cura di Filippo Barbera, Domenico Cersosimo e Antonio De Rossi (Collana Saggine. Donzelli editore,), uno splendido pamphlet collettivo che riflette sulla specificità della miriade di borghi che rendono l’Italia unica nel suo genere.

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