Icaro

Il barone rampante formato social

Milena Pistillo

Storia di un aforisma

Correva l’anno 1956 quando Italo Calvino, reduce dalla delusione politica dell’appoggio del PCI alla invasione dell’Ungheria e quindi dimessosi dal partito per coerenza ideologica, scrisse Il barone rampante, una splendida allegoria di quel suo prendere le distanze da una politica deludente e incoerente. Il protagonista, Cosimo Piovasco di Rondò, giovane rampollo di una famiglia aristocratica, a seguito di una discussione familiare, molla tutto e si arrampica sugli alberi. Da lì non scenderà più, con ferma ostinazione, determinato ad osservare le cose con uno sguardo più distaccato e da lontano, con una prospettiva diversa. Uno degli aforismi più inflazionati sui social è la celebre frase «Si conobbero, lui conobbe lei e se stesso perché in realtà non s’era mai saputo e lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così», riferita al magico incontro di Cosimo con Viola, altrimenti detta la Sinforosa, una ragazzina volubile e capricciosa di cui il protagonista si innamora. Lei lo provoca di continuo, lo sfida con la sua intelligenza, gli tende tranelli come quello di rovesciare l’altalena per fargli toccare terra e venir meno alla sua promessa. La Sinforosa - un nome che Cosimo scoprirà in seguito - è solita tradire i suoi amici (come dei ladruncoli di frutta che sconfinano nel suo giardino) facendoli bastonare dai servi; conosce il gioco della seduzione ma soprattutto sa giocarlo con piena consapevolezza del suo potere. In questo senso Viola “s’era sempre saputa”. Eppure, anche quando crediamo di conoscerci, un incontro può sorprenderci e farci scoprire cose di noi che ignoravamo: è la magia dell’amore. Viola ama a modo suo, capricciosamente, crudelmente, nell’unico modo di amare che conosce. Il suo sentimento però è sincero: quando si trasferirà in India troverà in ogni stormir di fronde l’illusione di veder spuntare Cosimo sugli alberi. I social banalizzano e spesso distorcono il senso di alcuni aforismi per lo più tratti dalla letteratura; quello di cui parla Calvino - il magico istante dell’innamoramento che stravolge le nostre vite e con cui ci mettiamo in gioco - viene ridotto ad una volgare allusione all’unione carnale che è senz’altro parte di questo istante ma non ne esaurisce il senso. Cosimo vive sugli alberi ma non si conosce fino in fondo: per farlo ha bisogno di interagire. Tutti i personaggi con cui viene a contatto contribuiscono a fargli scoprire lati nascosti di sé: in questo senso Il barone rampante è un racconto di formazione, un Bildungsroman. Sappiamo di lui che è testardo, intelligente e ama mettersi al servizio degli altri per domare incendi, attacchi di lupi e per aiutare i contadini. La sua consapevolezza di sé è tuttavia più frammentaria rispetto alla sicurezza di Viola; l’incontro con la bambina è quello più importante dell’intero romanzo perché Cosimo scopre l’essenza dell’amore. Impara a conoscersi e riconoscersi perché l’amore funge da specchio rivelando lati nascosti di lui come la sua fragilità. In quel bellissimo dialogo di Cosimo con Viola sulla natura dell’amore Calvino mette in risalto come il dolore sia una componente imprescindibile del vero amore, spesso nutrito di incomprensioni e gelosie reciproche, del tutto irrazionale: questo Viola lo sa bene per via della sua natura sensuale e istintiva. La passione deve contenere per forza il dolore, la sofferenza dell’abbandono. E difatti i due, che prima si erano solo saputi (Cosimo parzialmente) ora si conoscono ma soprattutto si riconoscono, che è l’ultimo stadio dell’esperienza amorosa. La loro diversità tuttavia impedirà il compimento della loro relazione che, dopo essersi interrotta una prima volta quando erano bambini per la partenza di Viola per il collegio, si interrompe una seconda definitiva volta perché Viola decide di sposare un Lord inglese e andare a vivere in India dove sognerà spesso Cosimo muoversi tra gli alberi. Viola ha osato salire una volta lassù, in alto, ma non riesce proprio a viverci. Le convenzioni sociali la inducono ad un matrimonio aristocratico che impone di vivere sulla terra. La loro relazione è l’incontro tra due nature diverse ma anche l’esplorazione di un legame profondo e archetipico. Quando si rivedono, ormai adulti, è bellissimo l’inseguimento attraverso la foresta, Cosimo sugli alberi, Viola a cavallo. L’emozione di Cosimo è cosi intensa che quando cerca di chiamarla dalla sua gola non escono altro che versi di uccelli. È la scoperta dell’amore che ricongiunge alla natura; finalmente il protagonista, dopo anni di latente attesa, può dare voce alle sue emozioni. Nel celebre aforisma le parole sono molto più che un pudico velo di metafora: c’è un gioco di relazione tra i verbi sapersi, conoscersi, riconoscersi che rende tutta la ineffabile potenza della fenomenologia dell’amore.

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