La prima cosa bella

Nicola di Bari, il cuore Vagabondo

nicola morisco

Aveva solo 25 anni Michele Scommegna, questo il suo vero nome all’anagrafe di Zapponeta, in provincia di Foggia, quando si presentò in gara...

Per Nicola Di Bari, Sanremo resta sempre “la prima cosa bella”. Aveva solo 25 anni Michele Scommegna, questo il suo vero nome all’anagrafe di Zapponeta, all’epoca frazione di Manfredonia, in provincia di Foggia, quando si presentò in gara con il brano Amici Miei (in coppia con Gene Pitney, secondo posto per loro) per la prima volta al Festival della canzone italiana. Da lì in poi, per l’artista pugliese è iniziata un’escalation conclamandolo tra i cantanti e gli autori che hanno maggiormente contribuito alla storia del Festival di Sanremo.

Sette partecipazioni, due volte secondo, due volte primo, con canzoni passate alla storia come La prima cosa bella (il cui 45 giri aveva addirittura Lucio Battisti alla chitarra e alcuni membri di quella che sarabbe diventata Premiata Forneria Marconi), che nel 2010 diventa l’omonimo titolo del film di Paolo Virzì, Il cuore è uno zingaro (in coppia con Nada) e I giorni dell’arcobaleno. Una carriera artistica che lo portò a giare il mondo, soprattutto nei paesi Sudamericani dove divenne una vera star, con altre straordinarie perle come Vagabondo, Chitarra suona più piano, Paese, la sua Zapponeta (un omaggio alla sua terra e al Sud in generale), oltre alle sue interpretazioni di alcuni classici del repertorio internazionale cantate in italiano come Smile di Charlie Chaplin, Reach Out for Me di Burt Bacharach.

A Milano conosce i rappresentanti della “scuola genovese” e diventa, in particolare, amico di Luigi Tenco, al quale ha dedicato un disco con le sue grandissime canzoni. La sua voce roca e particolare, quasi a congiungere i raccoglitori di cotone del Sud dell’America con i contadini del Tavoliere, parla e fa sognare, accogliendo in sé una unicità che si muove tra folk, pop internazionale, ballad e certe atmosfere tra crooner americani e chansonnier francesi, senza dimenticare accenni a suoni latini. Anche il cinema si è accorto di lui: su tutti ricordiamo Torino nera di Carlo Lizzani e Tolo Tolo di Checco Zalone. Alla vigilia dell’inizio dell’edizione 2025 di Sanremo, Nicola Di Bari racconta i suoi inizi artistici proprio legati al Festival. 

«Sanremo ha segnato il mio percorso artistico: da lì ho spiccato il volo – ricorda Di Bari -. Mi ha dato le ali per arrivare al successo. Sanremo è nel mio cuore. Grazie a quel palco ho potuto farmi conoscere in tutto il mondo. Sanremo resta sempre un evento che noi italiani aspettiamo tutto l’anno, una grande festa della musica. Faccio i miei auguri a Carlo Conti e a tutti i partecipanti: godetevi questa esperienza, perché la ricorderete per tutta la vita».

Quest’anno ci saranno molti rapper. Cosa ne pensa?

«Ogni generazione ha bisogno di una propria identità musicale. I ragazzi di oggi seguono il rap, lasciamoglielo fare. Anche se oggi si usano tecnologie che permettono di cantare bene anche a chi è stonato, però alcuni testi sono interessanti. Lasciamoli vivere e fare quello che sanno fare».

Durante i suoi anni a Sanremo, che rapporto aveva con i suoi colleghi?

«Bellissimo, molto diverso da quello dei ragazzi di oggi. C’era stima, rispetto e fraternità tra di noi, soprattutto tra chi veniva dalla stessa terra. Ho avuto amici come Morandi, Modugno, Zanicchi, Patty Pravo, Baglioni, Vanoni, Lucio Dalla e tanti altri».

E Luigi Tenco?

«Luigi era un grande amico. È successo quello che è successo, ma lasciamolo riposare in pace».

Lucio Battisti, invece, ha avuto un ruolo importante nella tua carriera.

«Sì, è stato lui a determinare la mia partecipazione a Sanremo con La prima cosa bella. Alcuni nella mia casa discografica non ci credevano, ma Lucio sì. Tanto che venne in studio e suonò la chitarra nella registrazione del brano. In quella sessione c’erano anche alcuni futuri membri della PFM, ci siamo sempre stimati a vicenda». 

Oltre a Frank Sinatra, c’erano altri artisti che le piacevano? 

«Frank era ‘The Voice’, unico nel suo genere. La sua voce mi faceva impazzire e credo sia insostituibile. Ma adoravo anche Otis Redding, Neil Diamond e Jim Morrison e i Doors, ho anche riproposto una versione italiana di Light My Fire».

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