puglia in prima fila

Trivelle e rischi sanitari inchiesta Ue al primo atto

Comitato scientifico di Bruxelles: «Possibili pregiudizi per la salute»

di GIUSEPPE ARMENISE

BARI - «Non astratta possibilità di conseguenze pregiudizievoli per la salute dei cittadini dei paesi membri dell’Unione a causa delle ricerche di idrocarburi nell’area europea e mediterranea». È la conclusione del parere preliminare che lo Scheer (Comitato Scientifico per la Salute, l'Ambiente ed i Rischi Emergenti) ha pubblicato in questi giorni. Con tale documento, avvisa l'eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini per la prima volta la Commissione europea affronta la questione legata alle attività di ricerca ed estrazione del petrolio non solo in termini economico-ambientali ma anche con la lente di ingrandimento dei potenziali effetti sulla salute.

Comincia adesso il decorso di sessanta giorni entro i quali le Regioni interessate, gli enti locali, ma anche le associazioni portatrici di interesse sull’argomento, possono inviare propri studi, presentare eccezioni o comunque offrire contributi. Il tutto in vista di un parere definitivo che è previsto per la seconda metà del 2018. La Puglia, interessata da almeno sedici richieste di prospezione, se ci si ferma alla sola attività potenziale di estrazione petrolifera al largo delle coste adriatiche e ioniche della regione, appare in prima linea per dire no a nuove approvazioni. Con una mozione a iniziativa dei consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle ma fortemente condivisa, il Consiglio regionale ha proprio in questi giorni assunto l’impegno di operare per la reintroduzione di un piano delle aree, che condizioni i procedimenti di via libera alla coltivazione degli idrocarburi a una valutazione degli impatti sul territorio a carattere cumulativo rispetto a quelli già esistenti. «L’idea della reintroduzione del piano delle aree, abrogato dallo Sblocca Italia, è sicuramente un primo passo in avanti - commenta il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini - per porre un freno alle ricorrenti attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi nei nostri mari, attraverso uno strumento di pianificazione che consente di avere un quadro degli effetti complessivi delle attività petrolifere in corso. il presidente del consiglio regionale si faccia ora promotore di questa proposta nella Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni. Chiediamo, poi, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di istituire un tavolo regionale istituzionale permanente sul mare e sulla blue economy».

«Ora è importante - continua Tarantini - che anche altre Regioni italiane si mobilitino seguendo l’esempio della Puglia e che i parlamentari pugliesi diano un segnale forte attraverso una iniziativa di legge da presentare alle Camere che dica “stop” all’airgun come metodo di ricerca degli idrocarburi in mare. L’approvazione della mozione in consiglio regionale pugliese, quasi all’unanimità, dimostra - conclude il presidente di Legambiente Puglia - che la battaglia per portare in Parlamento gli appelli della rete no triv non ha colore politico, ma un unico obiettivo: dire “basta” a questa insensata e dannosa corsa all’oro nero”».

Dal consiglio regionale, il vicepresidente Peppino Longo, felicitandosi della forte adesione dell’assemblea nel dire no alle nuove prospezioni commenta: «Non potevamo assistere passivamente ai continui tentativi di avviare ricerche petrolifere sottomarine davanti a coste che hanno nel mare la propria ricchezza turistica. Ed è questa una risposta convincente dopo la delusione per la decisione del Consiglio di Stato che ha respinto ha respinto i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia». La portavoce del «Comitato No Petrolio, si energie rinnovabili», Silvia Russo, invita infine «il movimento Cinque stelle e qualunque altra forza politica farà parte del nuovo governo, l’impegno formale a inserire il “Piano delle Aree” e la definizione di un quadro normativo più trasparente come punti prioritari nella formazione dell’agenda del nuovo Governo ben consci che, senza questo impegno, qualunque proposta di legge rischierebbe di arenarsi o di non essere sostenuta dal nuovo Parlamento».

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