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22 Febbraio 2018
di ALDO LOSITO
ANDRIA - Quel 12 luglio di due anni fa, c'era anche Maurizio Pisani sul quel maledetto treno della Ferrotramviaria che da Andria doveva portarlo all'aeroporto di Palese e quindi a Milano, luogo abituale del suo lavoro. Ma nel capoluogo lombardo non ci è mai arrivato, perché il suo viaggio si fermò a pochi chilometri di distanza da Andria, sulle rotaie dell'orrore.
A pochi mesi dal secondo anniversario della strage che provocò 23 vittime, il padre di Maurizio, ha scritto una lettera alla Gazzetta, attraverso la quale vorrebbe esaudire un proprio desiderio. Mario Pisani, professore emerito della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Milano, vorrebbe conoscere l'ultima persona che ha parlato con suo figlio, e che è riuscita a salvarsi proprio grazie ad un gesto nobile del suo congiunto.
«Mio figlio è una delle 23 persone decedute nello scontro dei treni – scrive il professore -. Non era un pendolare, era venuto ad Andria per prendere parte al matrimonio della sorella della compagna Alessandra. Nell'imminenza del primo anniversario (precisamente il 12 giugno 2017), una giovane signora di nome Laura, probabilmente pugliese, si è fatta viva a Pavia con mia figlia Simona che fa l'avvocato. Vivamente commossa, sia pur con una certa tardività, la signora ha detto che mio figlio Maurizio le aveva salvato la vita. Lei, come ha riferito, era salita su una carrozza con aria condizionata. Non essendoci posto, mio figlio (forse pensando alla sua bambina di 5 anni) vedendola incinta, le ha ceduto il suo posto, andando a trovare sistemazione in una delle prime carrozze: il posto della morte».
Il desiderio più grande, adesso, è poter ritrovare e quindi parlare con questa signora Laura.
«Mia figlia Simona, nella commozione, non ha avuto la presenza di spirito di farsi dire l'indirizzo della sua interlocutrice, né questa ha trovato modo di indicarlo spontaneamente – prosegue la lettera del professor Pisani -. S'è fatta anche qualche indagine per raggiungere la giovane madre in attesa, ma senza esito perché la donna non risultava negli elenchi degli assistiti dagli ospedali della zona. D’altronde la signora, non ha mai ritenuto di prendere contatto con noi. A distanza di tempo, si può ben comprendere quanto ancora possa essere vivo il nostro desiderio di attuare quel contatto. Spero che attraverso il giornale mi troverò in grado di interloquire con la giovane madre Laura».
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