BARI - Dopo il provvedimento di interdizione dall’attività d’impresa disposto dalla magistratura barese nei confronti di Sharif Lorenzini, il consiglio direttivo della società Halal International Authority ha nominato un nuovo presidente, Said El Amori. Lorenzini è accusato, in concorso con altri 8 indagati, soci e consulenti delle sue società, di essersi appropriato di circa 360mila euro, causando un danno di oltre 1,8 milioni di euro e commettendo una serie di altre condotte fraudolente anche ai danni del fratello, estromesso dalla società a seguito di una finta assemblea.
«Sono stati anni splendidi. La ricchezza acquisita a livello personale è immensa. - ha detto l’uscente Lorenzini - Auguro continuo successo, prosperità e benedizione di Allah al mio successore e a tutta l’organizzazione. Rimarrò sempre al loro fianco per continuare a crescere insieme».
«Porterò avanti il lavoro avviato dal mio capacissimo predecessore e farò del mio meglio per mantenere alta l’immagine della nostra azienda», ha dichiarato Said El Amori.
IN SILENZIO DAVANTI AL GIP - Si è avvalso della facoltà di non rispondere l’imam di Bari Sharif Lorenzini El Kafrawy, presidente della Comunità islamica di Puglia e amministratore di diverse società specializzate nelle certificazioni «Halal», coinvolto in una indagine della Procura di Bari su presunte frodi societarie. Nell’interrogatorio di garanzia, assistito dall’avvocato Vincenzo Papeo, Lorenzini si è riservato il deposito di una consulenza difensiva dichiarandosi disponibile ad essere interrogato immediatamente dopo.
Nei suoi confronti il Tribunale di Bari ha disposto nei giorni scorsi l’interdizione per un anno dall’attività imprenditoriale per reati societari e appropriazione indebita ed eseguito sequestri preventivi presso le sedi delle società a lui riconducibili. Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, Lorenzini, in concorso con altri 8 indagati, soci e consulenti delle sue società, si sarebbe indebitamente appropriato di circa 360mila euro, causando un danno di oltre 1,8 milioni di euro e commettendo una serie di altre condotte fraudolente anche ai danni del fratello, estromesso dalla società a seguito di una finta assemblea. Sono state proprio le sue denunce, circa un anno fa, a far partire le indagini della magistratura barese.