è battaglia
Gentiloni ad Emiliano «Ritira il ricorso al Tar sull'Ilva»
ROMA - «Penso che abbia ragione il governo e mi sono rivolto in modo istituzionale e rispettoso a Emiliano e al sindaco di Taranto. Confidavo nel Natale perché è cosa enorme con 14mila posti di lavoro e miliardi per le bonifiche. La mia richiesta, che rinnovo, è di ritirare il ricorso per evitare che la situazione arrivi a punti di crisi gravissimi in termini occupazionali e ambientali. Ma sono certo che troveremo una via d’uscita». Così il premier Paolo Gentiloni tocca il tema dello scontro sull'Ilva nella conferenza stampa di fine anno.
UNA PETIZIONE DI CITTADINI PER SOSTENERE IL RICORSO
Un gruppo di cittadini, tra cui il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti, l’attivista ambientale Fabio Millarte e le pediatre Annamaria Moschetti e Maria Grazia Parisi, ha lanciato una raccolta firme per sostenere il ricorso al Tar del Comune di Taranto e della Regione Puglia contro il DPCM del 29 settembre 2017 «che - osservano i promotori - offre ad ArcelorMittal tempi lunghissimi per la messa a norma degli impianti dell’Ilva». La petizione online è chiamata #Stopaldecretoilva-Manda la tua firma al ministro Calenda.
«Vivresti - è scritto nel documento da inviare al ministro dello Sviluppo Economico - in una città dove chi inquina è difeso da uno scudo penale? Noi cittadini sosteniamo il ricorso al Tar presentato dal Comune di Taranto e dalla Regione Puglia. Il nostro è un appello civico privo di ogni coloritura politica. Mira solo a contrastare l’inaudito tentativo del Governo di garantire fino al 2023 l’immunità penale di chi gestirà l’Ilva. In tal modo il Governo toglie ogni garanzia per i cittadini e i lavoratori. Ad Arcelor Mittal viene consegnata una città priva di tutele, offrendo un trattamento di massimo favore».
I promotori dell’iniziativa ricordano che «la Corte Costituzionale aveva consentito l’uso degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva (sottoposti ancora oggi a sequestro penale) a condizione che venisse eseguita la messa a norma di tutti gli impianti entro il 2015. Adesso invece la messa a norma di tutti gli impianti viene spostata al 2023 e nel frattempo ai gestori viene garantita l’immunità penale. Tutto questo è inaccettabile. Di fronte a un simile inaudito attacco - concludono - crediamo debba mobilitarsi l’intera comunità nazionale e chiunque abbia a cuore la democrazia e la Costituzione, qualunque sia la propria città, qualunque sia il proprio credo politico, qualunque sia la propria collocazione sociale».
CIGL PUGLIA: TEMIAMO GIOCHI ELETTORALI
«Questa è la fase in cui la responsabilità deve prevalere sugli scontri. Certo, il momento politico non aiuta: abbiamo le elezioni alle porte e temo che questa vicenda dell’Ilva possa essere giocata anche sul piano elettorale». Lo ha detto il segretario della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, parlando con i giornalisti dello stallo sulla vendita dell’Ilva, a margine di una conferenza stampa sul welfare nel capoluogo pugliese.
«Confido - ha aggiunto il segretario - nella responsabilità dei soggetti in campo, sia da parte del ministero ma anche da parte della Regione e del sindaco di Taranto». Quest’ultimo, ha rilevato Gesmundo, «mi pare stia mettendo insieme iniziative che mirano a venire fuori dall’angolo in cui ci siamo cacciati».
Gesmundo ha aggiunto che ci sono «imprese che vivono una difficoltà rispetto a questa fase: ricordo che insieme ai crediti che molte imprese vantano nei confronti dell’Ilva, ci sono anche tanti lavoratori che vantano crediti». Insomma, ha ribadito il sindacalista, «non si esce da questa vicenda se non si assume una responsabilità collettiva, politico-istituzionale».
«Noi - ha concluso Gesmundo - come sindacato facciamo la nostra parte, ma bisogna rilanciare l’Ilva, bisogna chiedere investimenti seri e soprattutto rispettare le questioni ambientali dentro e fuori dalla fabbrica».