Battaglia sui trasporti
Sud est, lite con la Regione sugli investimenti in Salento
L'azienda: l'elettrificazione non serve, possibile taglio di altre linee. Emiliano: revoca della concessione e nuova gara
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Ferrovie Sud-Est non considera strategico il progetto della cosiddetta metropolitana di superficie del Salento, ovvero l’elettrificazione della linea da Martina Franca a Gagliano del Capo, opera che la Regione ha inserito nel Patto per la Puglia con una previsione finanziaria di 130 milioni. È questo il motivo per cui, da settimane, i rapporti tra la società del gruppo Fs Italiane e il presidente della Regione, Michele Emiliano, sono tesissimi: Fse intende proseguire nella dismissione delle linee ferroviarie salentine ritenute non remunerative, puntando sullo sviluppo della gomma. E la Regione ha risposto, a muso duro, che potrebbe prendere provvedimenti, compresa la revoca della concessione.
La questione non è nuova e va avanti da tempo. Ma lo scontro è emerso, in maniera forse definitiva, nella riunione romana del 20 luglio tra Emiliano e il numero uno del gruppo Fs, Renato Mazzoncini, secondo cui c’è stato «un confronto pragmatico e costruttivo». Sul fronte Sud-Est, Emiliano è tornato a Bari con l’impegno di Fs a concludere l’installazione del sistema Scmt sulla rete barese entro il 2018 e su quella salentina entro il 2019. Ma non una parola sul progetto della metropolitana di superficie, su cui si batte un pezzo del Salento e in particolare il deputato Federico Massa (Pd) che ne aveva fatto oggetto di interrogazione parlamentare a giugno: «Siamo sempre in attesa di ricevere da Ferrovie Sud Est - aveva detto Emiliano - indicazioni sulla volontà di realizzare questo progetto».
Il merito tecnico dell’opera si può discutere: l’elettrificazione della linea ferroviaria, secondo i tecnici, ha un senso economico solo con frequenze molto elevate. Tuttavia la Regione non ne fa né un problema tecnico, né un problema di campanilismo: la «metropolitana del Salento» - è la posizione espressa nell’entourage di Emiliano - è stata per anni al centro della programmazione, e serve a sostenere lo sviluppo della mobilità turistica che in queste settimane è in gravissimo affanno. Rinunciare al treno per il bus - dicono dalla Regione - è una politica che non può andare bene per il Salento, dove la rete stradale che collega i centri maggiori tra loro e con il mare è insufficiente a sostenere il traffico estivo, senza contare le implicazioni ambientali. Fse risponde che l’attivazione della linea elettrica a Bari consentirà di spostare i mezzi (la flotta Atr) verso il Salento, eliminando i rotabili ormai vetusti, e con l’aggiunta di altro materiale nuovo. Questo, però, dopo aver verificato che alcune linee possano essere mantenute aperte: la Maglie-Otranto, la Zollino-Gagliano, la Novoli-Gagliano, la Lecce-Gallipoli.
Fse ha in portafoglio un contratto di servizio con la Regione che scade nel 2021: prevede 3,6 milioni di treni/km l’anno e 12,3 milioni di bus/km l’anno a fronte di circa 130 milioni l’anno. La gomma è già di gran lunga prevalente sul ferro, per ovvi motivi. Ma il contratto prevede anche che Sud-Est non può effettuare modifiche che coinvolgano oltre il 3% delle percorrenze, e questo tetto è già stato ampiamente superato con le continue cancellazioni di treni sostituite da bus per motivi tecnici. Ogni altra variazione deve essere concordata con la Regione. E il prossimo anno, i servizi minimi su gomma dovranno andare a gara. Emiliano sta valutando il da farsi. Ma il ragionamento sembra suonare più o meno così: se Fse non intende assecondare le linee strategiche di sviluppo dei trasporti pugliesi, potrebbe valer la pena di mandare in gara anche le ferrovie per cercare un privato interessato a investire sul Salento. Anche perché, oggi Sud-Est, privata del peso del debito grazie al concordato, produce utili: segno che la gestione della rete può essere remunerativa.