BARI - Anche quest’estate, dopo i casi delle precedenti, è tornato l’incubo Seu in Puglia. Al momento sono 5 i casi sotto osservazione, uno dei quali ha causato la morte di una bambina di Altamura. Ma cos’è la Seu e qual è la situazione sul nostro territorio? Che relazione intercorre tra la Seu e la sicurezza alimentare? Cosa devono fare i consumatori per evitare l’infezione? “La sindrome emolitico-uremica - risponde il professor Giovanni Normanno, medico veterinario e docente di Ispezione degli Alimenti presso il dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Foggia e membro dell’Unità di crisi sulla Seu della Regione Puglia - è tra le più gravi complicazioni dell’infezione causata da alcuni gruppi batterici della specie Escherichia coli. Questi batteri vivono nell’intestino dei ruminanti (bovini, ovi-caprini, bufalini), gli animali non presentano segni di malattia e quindi risulta difficile individuare i soggetti portatori. Quindi se non vengono messe in atto tutte le misure igieniche previste durante le fasi di mungitura e macellazione, si può avere la contaminazione degli alimenti derivati (latte e carne).
Gli alimenti di origine vegetale sono a rischio?
«La fertilizzazione dei campi con letame può portare questi organismi su ortaggi, frutta e acqua. Se una persona ingerisce alimenti contaminati da questi germi può contrarre un’infezione che può avere complicanze gravi, che purtroppo si manifestano soprattutto nella fascia di popolazione in età pediatrica. Ad oggi la situazione in Puglia è sotto controllo e il numero di casi non ha superato la come soglia critica».
Cosa intende per situazione sotto controllo?
«La gestione di questa crisi è stata ben condotta. Fin dal primo caso confermato, gli uffici regionali si sono tempestivamente attivati per allertare i servizi sanitari. Pertanto i Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno rafforzato le misure di controllo. In particolare, i servizi veterinari hanno lavorato anche nelle ore notturne successive alla comunicazione di allerta, campionando incessantemente le filiere di origine animale, dagli allevamenti agli stabilimenti di produzione fino alla commercializzazione al dettaglio. Hanno inoltre ispezionato un gran numero di stabilimenti di produzione per il rilievo di eventuali non conformità igieniche. Il tutto inserito in una rete di sinergie più ampia che prevede l’interazione con l’Osservatorio epidemiologico regionale e con i laboratori dell’Istituto Zooprofilattico della Puglia e Basilicata, che hanno analizzato circa 100 campioni. Inoltre è stata attivata la sorveglianza per le diarree emorragiche, pertanto tutti i casi sospetti che giungono all’osservazione dei medici del pronto soccorso vengono immediatamente segnalati alle strutture specializzate, abbreviando considerevolmente i tempi di diagnosi».
Cosa devono fare i consumatori?
«Innanzitutto è necessario prendere coscienza del problema ed evitare allarmismi o facili criminalizzazioni di alcuni alimenti. Il rispetto delle corrette norme igienica è sufficiente a ridurre considerevolmente il rischio di infezione. Dunque bisogna acquistare gli alimenti solo in esercizi commerciali autorizzati, cuocere completamente i prodotti di carne evitando il consumo di carne cruda, utlizzare solo latte pastorizzato e prodotti lattiero-caseari di provenienza certa, correttamente etichettati, evitare che i bambini consumino formaggi o altri alimenti prodotti con latte crudo, lavare accuratamente frutta e ortaggi, evitare le contaminazioni crociate tra alimenti crudi e cotti, lavarsi le mani prima e dopo aver manipolato gli alimenti e dopo aver avuto contatto con gli animali, come può avvenire durante una visita in masseria».
Antonio Gattulli