Dopo la protesta dei comuni

Edilizia, salve le pratiche presentate: dietrofront sul regolamento

BARI - Le domande di permessi a costruire presentate fino al recepimento del regolamento edilizio tipo seguiranno le norme attualmente in vigore, purché i Comuni pugliesi provvedano entro i prossimi sei mesi. La lite tra giunta e Consiglio, durata 15 giorni, si è chiusa ieri con una legge approvata all’unanimità. Ma la fase applicativa potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.

La linea dell’assessore all’Urbanistica, Annamaria Curcuruto, che con una delibera di giunta aveva previsto l’entrata in vigore immediata delle nuove definizioni contenute nello schema di regolamento (ad esempio il metodo con cui si calcolano le volumetrie) aveva innescato le proteste non solo dei Comuni, ma anche degli ordini professionali e di conseguenza della politica. E così ieri, con un percorso rapidissimo e con l’accordo in extremis della stessa Curcuruto, il Consiglio ha approvato la proposta di legge (primo firmatario Fabiano Amati del Pd, con Michele Mazzarano, Donato Pentassuglia e Peppino Longo) che invece introduce un periodo transitorio: grazie ad un emendamento di Nino Marmo (Fi) è stato sancito il principio in base a cui la domanda di concessione edilizia segue le disposizioni del giorno in cui viene presentata. Si dovrebbe così evitare che le pratiche in istruttoria vengano rigettate o rinviate al richiedente per l’adeguamento.

Il regolamento edilizio tipo (Ret), un’idea lanciata nel 2014 da Renzi per uniformare quello che avviene nei Comuni (oggi ciascuno fa a modo suo), è sulla carta una ottima idea in termini di semplificazione: è di questi giorni, peraltro, l’approvazione della modulistica unica nazionale. Nei fatti, però, il percorso sarà complicato perché si tratta di mettere le mani su regole spesso arcaiche e costruite in base a leggi oggi abrogate. In base all’intesa Stato-Regioni, i Comuni dovranno recepire lo schema del Ret entro 6 mesi. La Puglia si è adeguata concedendo il massimo, ma la legge approvata ieri ha prescritto che se i Consigli comunali non interverranno in 5 mesi, entro ulteriori 30 giorni l’adeguamento dovrà essere adottato a cura del dirigente «della struttura tecnica competente»: una scelta che si presta a molti dubbi applicativi. Trascorsi i 180 giorni, scatteranno automaticamente le nuove definizioni (compreso il calcolo delle volumetrie con i nuovi criteri): ed è forse questo l’unico incentivo a far presto, così da poter utilizzare quel minimo di discrezionalità concesso in fase applicativa. I Comuni potranno anche intervenire sulle Norme tecniche di attuazione (per passare da volumetrie a superfici), senza intervenire sugli indici di fabbricabilità e dunque senza che questo comporti il procedimento di variante urbanistica; sulla carta un’ottima idea, bisognerà capire chi la metterà in pratica.

I commenti, visto il voto unanime, sono tutti positivi. Amati prefigura «una lunga fase di adeguamento, scandita da passaggi in grado di contenere quasi tutte le opinioni». Peppino Longo valorizza «la collaborazione tra giunta e l'intero Consiglio». Enzo Colonna parla di «una pagina di buona politica», ricordando come la Puglia sia « la prima in Italia a recepire l’Intesa»: «Ai Comuni basterà recepire le nuove definizioni con una deliberazione di Consiglio e non invece attraverso la procedura più complessa prevista per le varianti urbanistiche». Dall’opposizione, Francesco Vendola (Dit) fa notare che il voto favorevole «evita che gli uffici urbanistici dei Comuni vadano in tilt, paralizzando uno dei settori volano dello sviluppo del territorio». Nino Marmo chiede invece alla giunta «un Testo unico per eliminare i numerosi contrasti normativi che la fretta, cattiva consigliera, ha determinato oggi». [m.s.]

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