udienza preliminare non ancora fissata

Ilva, chiesto processo per i Riva verso nuovo patteggiamento Gruppo: vogliamo collaborare

MILANO - I pm di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici hanno chiesto il rinvio a giudizio per Adriano, Fabio e Nicola Riva nel procedimento con al centro i reati, a vario titolo, di bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento fittizio di valori per il crac del gruppo che controllava l’Ilva di Taranto. Ora le difese, che hanno anche rinunciato al termine di 20 giorni dopo la chiusura delle indagini (sarebbe scaduto la prossima settimana) per accelerare i tempi, potranno provare di nuovo la strada dei patteggiamenti per i loro assistiti davanti al gup, in sede di udienza preliminare, non ancora fissata.

Lo scorso 14 febbraio, infatti, il gip Maria Vicidomini, in fase di indagini, aveva respinto le richieste di patteggiamento dei tre indagati, che avevano avuto l’ok dei pm, valutando le pene come troppo basse (tra i 2 e i 5 anni). Lo stesso giudice, tra l’altro, aveva bocciato anche l’intesa con cui i Riva, lo scorso dicembre, hanno dato l’assenso a far rientrare in Italia 1,33 miliardi di euro per metterli a disposizione della bonifica ambientale dello stabilimento tarantino.

Il 17 febbraio, solo tre giorni dopo il rigetto da parte del gip dei patteggiamenti, la Procura aveva chiuso le indagini a carico dei tre. In particolare, Adriano Riva, fratello di Emilio, l’ex patron del colosso siderurgico scomparso tre anni fa, è accusato di bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento fittizio di valori (davanti al gip aveva chiesto di patteggiare 2 anni e mezzo). Nicola Riva, invece, figlio di Emilio, risponde di bancarotta e per lui era stato respinto un patteggiamento a 2 anni. Fabio Riva, altro figlio di Emilio, è accusato anche lui di bancarotta, ma gli è stata già inflitta una condanna in un procedimento 'parallelò e puntava a patteggiare 1 anno per il crac in continuazione con altri 4 anni di pena già definitivi.

Dopo la chiusura indagini e il deposito atti per legge sarebbero dovuti passare almeno 20 giorni prima della richiesta di processo, ma i difensori per accelerare i tempi in vista dell’udienza preliminare hanno deciso di rinunciare al termine.

Il gip nel rigettare i patteggiamenti aveva scritto che le richieste «non possono essere accolte per assoluta incongruità delle pene concordate (...) a fronte dell’estrema gravità dei fatti contestati». Sempre il gip, tra l’altro, aveva bocciato anche l’intesa con cui i Riva, lo scorso 2 dicembre, hanno dato l'assenso a far rientrare un miliardo e 330 milioni di euro, in gran parte sequestrato in una delle indagini condotte dalla Gdf e congelato su un conto in Svizzera, per metterlo a disposizione della bonifica ambientale dell’Ilva. Per il gip si trattava, però, soltanto di una «bozza di transazione» che raggruppa «in maniera generica una molteplicità di reciproche rinunce ad azioni esercitabili in sede civile, amministrativa e penale» e "rischia di tradursi in una sostanziale e totalizzante abdicazione (...) alla tutela di molteplici e variegati interessi».

Ora in udienza preliminare le difese, con l’accordo dei pm, potranno provare a presentare ancora istanze di patteggiamento, probabilmente 'ritoccatè rispetto alle precedenti.

GRUPPO RIVA: VOGLIAMO COLLABORARE -  «Il Gruppo Riva ribadisce che rimane immutata la volontà di fattiva collaborazione con le autorità giudiziarie di Milano e di Taranto e con il Governo per la soluzione delle questioni riguardanti le problematiche Ilva». E' quanto ha fatto lo stesso gruppo con una nota in merito alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano nei confronti di Fabio, Nicola e Adriano Riva nell’ambito dell’inchiesta che vede indagati i familiari del defunto patron di Ilva, Emilio, per bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento fittizio di valori.

La richiesta è arrivata a meno di 20 giorni dalla chiusura delle indagini, termine previsto dalla legge, perchè le difese hanno rinunciato ai termini per proporre eventuali interrogatori o depositare prove a loro discarico.

La rinuncia si spiega con il fatto che i legali e pm vogliono accelerare i tempi un nuovo accordo per un nuovo patteggiamento dopo che il gip Maria Vicidomini, lo scorso 17 febbraio, aveva bocciato quello proposto in sede di indagini preliminari.
Tale rigetto ha anche fermato il rientro dalla Svizzera del miliardo e 300 milioni sequestrati tempo fa ai Riva e destinati alla bonifica ambientale dello stabilimento di Taranto.

Privacy Policy Cookie Policy