giustizia

Tar Puglia, nel 2016 smaltiti tutti i ricorsi contro appalti

BARI - È stata dedicata alle 23 vittime del disastro ferroviario del 12 luglio scorso fra Andria e Corato e «a tutte le vittime della violenza umana e della natura» nel 2016, la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Puglia. Un minuto di silenzio e poi un momento musicale prima entrare nel vivo dei dati relativi alla giustizia amministrativa.

La relazione del presidente del Tar Puglia, Angelo Scafuri, evidenzia un dato su tutti: nel 2016 sono stati smaltiti tutti i ricorsi in materia di appalti pubblici i cui tempi di definizione, rispetto alla media nazionale di 150 giorni, è di circa 100 giorni.

In generale, ha sottolineato il presidente Scafuri, la giustizia amministrativa pugliese chiude i procedimenti mediamente in 12-18 mesi, anche grazie all’entrata in vigore del processo breve e del processo telematico. La relazione conferma, come ogni anno, che «il peggior debitore risulta essere lo Stato» nel pagamento dei danni rinvenimenti da emotrasfusioni. Analizzando i ricorsi del 2016, il presidente sottolinea che dei 1.842 pervenuti ne sono stati decisi 1.886 con una pendenza dei 4.631 procedimenti e un «ulteriore abbattimento dell’arretrato di circa il 7 per cento». «Se si tiene conto - evidenzia Scafuri - che nel 1997, vale a dire una ventina di anni fa, vi erano circa 34mila ricorsi, sono evidenti i notevoli miglioramenti».

Il contenzioso pendente più rilevante si conferma nelle materie dell’edilizia e dell’urbanistica (26 per cento), seguite da pubblico impiego (9%), ambiente (8%), autorizzazioni e concessioni (7%), attività contrattuale pubblica (6%), sanità (7%) ricorsi per l’esecuzione del giudicato (4%).
In aumento il numero dei ricorsi contro il silenzio della pubblica amministrazione (72, +11%) a «conferma - dice Scafuri - che le istanze dei cittadini non sempre sono riscontrate in tempi congrui». Altro dato evidenziato nella relazione è quello sull'esito dei procedimenti, con gli accoglimenti (524, 39 per cento) che superano i rigetti (328, 24 per cento). «Significa un giudice più buono - si chiede il presidente Scafuri - oppure un’amministrazione più cattiva?». «Il giudice - risponde egli stesso - decide sempre secondo giustizia».

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