schiaffo al governo May
Brexit, per l'Alta Corte deve votare il Parlamento
LONDRA - La Corte Suprema di Londra ha disposto oggi in via definitiva che la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona per l’avvio dei negoziati con l’Ue per la Brexit dovrà essere autorizzato da un voto del Parlamento britannico. Il verdetto conferma quello di primo grado dell’Alta Corte e dà torto al governo May che aveva presentato ricorso invocando il diritto ad attivare l’articolo 50 d’autorità, nel rispetto della volontà popolare del referendum del 23 giugno.
La Corte Suprema britannica ha inoltre escluso qualunque potere di veto da parte delle assemblee di Scozia, Galles e Irlanda del Nord sulla Brexit. Lo ha annunciato il presidente della Corte, affrontando il secondo punto del suo verdetto odierno e respingendo il tentativo di far valere in questo caso il potere della devolution.
DELUSO IL GOVERNO - Il governo britannico di Theresa May è «deluso» dell’esito della controversia legale che impone un voto del Parlamento per l’attivazione dei negoziati sulla Brexit, ma lo rispetta e attuerà quanto richiesto dal verdetto. Lo ha detto l’attorney general Jeremy Wright, notando peraltro che questo verdetto non mette in discussione il referendum e annunciando per oggi la presentazione alle Camere di una legge ad hoc per l’avvio alle procedure di divorzio dall’Ue.
LA BORSA SALE E LA STERLINA SCENDE - L’indice Ftse 250 azzera il calo e si porta in rialzo al +0,2% dopo la decisione della Corte Suprema sulla Brexit. Al contrario la sterlina va giù: dopo una fiammata iniziale a 1,2540 dollari, la sterlina quota ora 1,2456. Poco mossa il Ftse 100 della Borsa di Londra, mentre lo spread italiano viaggia stabile a 162 punti base.
ESULTA GINA MILLER - «Solo il Parlamento è sovrano»: così Gina Miller, la donna d’affari e attivista che aveva sfidato sul piano legale il governo di Theresa May, ha esultato per il verdetto della Corte Suprema che ha dato ragione a lei e torto all’esecutivo sulla necessità di un voto preliminare delle Camere britanniche per l’avvio dei negoziati sulla Brexit. Questo verdetto darà «una base legale alla notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona», ha insistito Miller, ribadendo di non aver voluto sabotare il risultato pro Brexit del referendum di giugno, ma solo imporre lo scrutinio del Parlamento sulla procedura di uscita. La businesswoman ha quindi ricordato che «la Gran Bretagna è un Paese libero» e si è detta "scioccata del livello di abusi personali» e minacce subite negli ultimi mesi «solo per aver posto una questione legittima» dinanzi ai giudici. Ha infine auspicato che in futuro le testimonianze di condanna di questi abusi siano più unanimi e tempestive.