il caso
«Tristeza, nessun allarme il virus è sotto controllo»
Gli esperti: «C'è da 30 anni, colpito solo il 4% degli agrumeti»
di ANGELO LORETO
TARANTO - I terreni nelle campagne dell’arco occidentale della provincia tarantina sono scuri e impregnati d’acqua. Ha piovuto copiosamente nella nottata di mercoledì qui dove si concentra quasi tutta la produzione agrumicola della Puglia. Ottomila cinquecento ettari totali, di cui circa 5500 delle pregiate Clementine e 3000 di arancio. Terreni che vanno da Massafra, a pochi chilometri dall’Ilva di Taranto, a Ginosa, al confine con la Basilicata, passando per la «Conca d’Oro» di Palagiano. Un’area che negli ultimi giorni è finita al centro del dibattito per un virus chiamato Tristeza. Un allarme, quello lanciato lunedì da Coldiretti Puglia, che però tutte le altre voci ascoltate dalla Gazzetta hanno tenuto a ridimensionare. Lo avevano detto martedì un produttore di Palagiano e i presidenti provinciali di Cia Agricoltori Italiani e Confagricoltura, lo ribadiscono ora due agronomi (uno dei quali anch’egli produttore) e la Cia di Taranto che chiede a gran voce di «non creare allarmismi ingiustificati e dannosi per l’immagine delle produzioni di agrumi nostrani».
«In realtà mi ha molto stupito questa attenzione improvvisa al fenomeno, quasi fosse esploso all’improvviso come la Xylella – dice Michele Mastrangelo, agronomo di Massafra che conosce bene questo territorio che, con Palagiano, è il «cuore» del Clementine -. La Tristeza è un virus che si trova in questa zona da anni e che viene puntualmente combattuto con l’ottimo lavoro svolto dall’Osservatorio regionale. Pensi che sono due anni che non ho segnalazione di attacchi. Ce n’è stato solo uno, ma su un terreno di appena un ettaro, e subito si è proceduto all’eradicazione. Chiesi all’Osservatorio la possibilità di avere indennizzi ma non c’erano fondi semplicemente perché non c’era motivo che ci fossero».
Per Mastrangelo «il virus c’è come c’è sempre stato, ma non c’è motivo né di allarme né di clamore. La Tristeza – spiega – non compare da un giorno all’altro, ha tempi lunghi e soprattutto predilige le zone in qualche modo abbandonate o non adeguatamente curate. Per questo è fondamentale osservare le buone pratiche agronomiche. A Massafra in passato c’è stato l’epicentro dell’ultimo attacco perché segue la pratica agrumicola più antica, mentre a Castellaneta ci sono gli impianti più nuovi e resistenti».
E da Castellaneta parla l’assessore all’ambiente Gianrocco De Marinis, anche lui agronomo. «La Tristeza – ricorda - è in Italia da almeno 30 anni, ne ricordo bene quando mi diplomai nel ‘94. Pper fortuna le situazioni gravi sono state poche e la lotta è ben organizzata, anche grazie all’Osservatorio della Regione. Ogni volta che viene individuata una pianta, viene subito eradicata. Per questo non c’è né emergenza, né epidemia come quella della Xylella».
Mostra invece i numeri la Cia di Taranto. «Negli ultimi 4 anni – spiegano - si evince una bassissima percentuale di piante infette. Con l’ultimo monitoraggio del 2015 sono stati emessi solo decreti di eradicazione delle uniche piante infette. Il numero di piante colpite non è superiore al 4%».