a 23 anni dall'omicidio

«Potenza, la Trinità può riaprire»

Divisioni sull'idea del vescovo di restituire al culto la chiesa che fu tomba di Elisa Claps

di Massimo Brancati

POTENZA - Il vescovo del capoluogo lucano, mons. Salvatore Ligorio, vuole riaprirla al culto. La città si divide e riprende a sanguinare una ferita che non si è mai rimarginata. Per anni la chiesa della Trinità, una delle più antiche di Potenza, è stata la «tomba» di Elisa Claps, la ragazza potentina scomparsa il 12 settembre del ‘93. Il suo corpo è stato scoperto il 17 marzo 2010: giaceva sotto tegole e polvere nel sottotetto del luogo di culto. Per l’omicidio, lo ricordiamo, è stato condannato a trent’anni di carcere Danilo Restivo, già detenuto in Inghilterra, a Bournemouth, per l’assassinio della sarta Heather Barnett.

Dal giorno del ritrovamento del cadavere di Elisa la chiesa è inaccessibile. Ed è rimasta chiusa anche dopo il dissequestro deciso a ottobre del 2014 dalla Procura di Salerno, che coordina le indagini. Avvolta da impalcature sistemate per salvaguardare i passanti dalla possibile caduta di cornicioni. Desolata. Abbandonata. Meta dei «turisti del macabro», attratti da una storia che ha seminato dolore, morte, lacrime e un’infinita sete di giustizia.

I segnali della volontà di riaprirla li aveva dati già all’indomani del suo insediamento come nuovo vescovo di Potenza: mons. Ligorio intende «recuperare» la chiesa e restituirla al culto. Al più presto. In questi giorni ha affidato all’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi una breve nota in cui si precisa che sono in corso verifiche strutturali «per stabilire con esattezza gli interventi da adottare per rendere nuovamente fruibile lo storico edificio. Quanto prima sarà pronta una relazione tecnica sulla base della quale verrà decisa la calendarizzazione dei lavori». Pare sia stata risolta anche la questione economica: «I lavori - precisa la Diocesi - saranno finanziati in parte con dei fondi provenienti dalla Conferenza episcopale italiana». Alcune opere, per la verità, sono già state realizzate, a cominciare dalla manutenzione straordinaria del terrazzo di copertura del corpo della canonica e dell’aula della chiesa per il ripristino del corretto deflusso delle acque.

Dopo una prima fase in cui la città si arrovellava sul destino della chiesa della Trinità, il silenzio ha avviluppato l’intera vicenda. Forse per assuefazione. Sulla scia della volontà del nuovo vescovo di riaprire al culto, Potenza è tornata a dividersi tra pro e contro. In città continua ad esserci finanche chi contesta il dissequestro della chiesa e su un sito web sono state raccolte oltre duemila firme per dire «no» alla riapertura al culto. A promuoverlo è Mimmo Leccese dell’associazione Borgo Antico che guida il fronte del no in cui trovano spazio associazioni, residenti e movimenti culturali.

La famiglia Claps commenta l’annuncio della riapertura ribadendo la necessità di arrivare ad una verità piena dell’accaduto, oltre il riconoscimento dell’assassino: «La chiesa - dice Gildo, fratello di Elisa - ha seppellito mia sorella sotto un castello di menzogne. Chiedevamo da 20 anni di andare in quel sottotetto, fin dal giorno della scomparsa di Elisa, quando entrai nella chiesa della Trinità e, per intuito o istinto, pensai di salire ai piani superiori dell’edificio, ma mi dissero che le porte erano chiuse e che non avevano le chiavi, e per anni nessuno ha disposto ispezioni». Gildo ribadisce la contrarietà alla riapertura: «Non è questa la priorità. Ci dicano prima tutta la verità su chi ha coperto Restivo, chi sapeva del corpo di Elisa e non ha detto nulla. Tutto il resto è secondario».

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