ambiente urbano
Potenza taglia i suoi alberi Ultimo scempio in via Crispi
Un albero tranciato? Cosa vuoi che sia? È la voce dell’indifferenza per quelli che dovrebbero essere considerati beni comuni. Per l’attenzione, la cura, l’amore per ciò che è pubblico, tutte cose che sovente latitano nella città di Potenza, ogni giorno abbrutita da un nuovo, incomprensibile sfregio. Per la carenza di sensibilità e il deficit di cittadinanza che ne ha segnato la storia. Nel passato e nel presente. Era un albero integro, svettante che faceva parte - pare da quasi ottant’anni, essendo stato piantato poco dopo l’edificazione delle casette rosse che risale agli anni Venti-Trenta del secolo scorso - del paesaggio di via Francesco Crispi, in città. Una pianta in salute e custode di vita, con i nidi e gli uccelletti che si posavano sui suoi rami. Era un “cedro deodara”, cresciuto oltre i tetti dei palazzi circostanti, il cui fusto aveva raggiunto i 20 metri d’altezza.
Era cresciuto e si era innalzato dritto a dispetto degli sfregi subiti da potatori improvvisati che gli avevano amputato i rami tutti da un lato. Non si era arreso. I suoi rami ampi potevano essere trattati, e messi in sicurezza, con una ordinaria cura. Con un potatura sapiente. Ma la logica non abita qui. Infatti è arrivata la richiesta di abbattimento da parte di un privato. Le radici della pianta chiedevano più spazio nel giardino in cui affondavano. Uno spazio verde diventato sempre più ridotto, nel corso dei decenni, poiché - come ricordano gli abitanti “storici” della via - è stato progressivamente mangiato da cemento e asfalto. Fino a soffocare lo spazio nel quale la pianta affondava le proprie radici. “Paga” l’albero.
La “soluzione finale” era stata richiesta dal 2014. Alcuni residenti, insieme ad associazioni ambientaliste, avevano invocato ragionevolezza, oltre al diritto al paesaggio (che non è cosa privatizzabile da parte dei singoli), per evitare il taglio. Magari anche condividendo i costi della periodica potatura. Niente da fare. Si è potuto solo garantire alla pianta un paio di primavere in più. Ieri si è consumato (senza preavviso anche per gli abitanti, che si sono visti invadere finestre, balconi, stanze e fiori, dalle polveri residuali dei legni recisi) lo scempio. Il regolamento comunale prevede che, a ogni taglio di albero va prevista la sua sostituzione con pianta di analoga grandezza: un risarcimento, seppur parziale, a natura e bellezza. Accadrà anche stavolta o le regole sono state degradate a semplice consiglio?