Ad Amatrice
Inghiottite dal convento suora lucana e pugliese
Suor Agata, 82 anni, di Avigliano : tra i dispersi anche Suor Anna Serio, 74, di Taranto
Le macerie dell’Istituto delle Suore Ancelle del Signore ad Amatrice hanno cominciato a restituire i corpi ancora senza nome. Sono partite, ieri pomeriggio, dalla Casa di Roma dirette ad Amatrice, suor Margherita e suor Feliciana alcune consorelle per il riconoscimento. Ma sono partiti, dopo aver sentito la Protezione Civile e la Prefettura di Rieti, anche i nipoti di Suor Agata, al secolo Carmela Galasso, 82 anni, di Avigliano, tra gli scomparsi dopo il crollo. Con lei sotto l’istituto religioso crollato anche Suor Anna Serio, 74 anni di Taranto. Non hanno avuto nessuna notizia i familiari di quest’ultima, a Taranto. «Quello che sappiamo è quello che vediamo in televisione - dice Antonia, una parente - e nessuno sa dirci se è stata trovata». Ha soltanto avuto un contatto con un sacerdote e con altre suore di Ascoli. «Mi hanno detto anche, che si era smesso di scavare dopo che i cani non avevano rilevato tracce di vita, bisognava dare priorità ad altre ricerche», sussurra affranta.
È un dolore lancinante e continuo, si spera anche se tutto sembra vano. Nessuna notizia anche di Suor Cecilia, la madre Superiora, al secolo Maria Ferri, 79 anni, di Pescorocchiano (Rieti) e di altri 4 ospiti della Casa.
Le suore e i familiari sono arrivati ad Amatrice, come tantissimi altri chiamati lì, per compiere l’ultimo doloroso atto, quello del riconoscimento, che tronca ogni sottile filo di speranza. Ma non hanno potuto vedere i corpi estratti. «Ce ne sono altri - hanno detto alle suore - si aspetta di tirarli fuori tutti».
C’è chi è partito e chi attende notizie a casa. Luciana ha appena sentito il padre, nipote di Suor Agata in viaggio verso Amatrice. «Pregava sempre e diceva sempre si pregare per lei, aveva nostalgia della casa e delle sue sorelle. Con mia nonna che vive ad Avigliano si erano sentite a maggio e dicevano di volersi vedere. Quando tornava ad Avigliano si faceva sempre accompagnare da mio padre a San Giovanni Rotondo e all’Incoronata di Foggia. Le altre due sorelle vivono a Potenza e in Toscana».
Le altre due lucane, Suor Giuseppina e Suor Maria, entrambe di Barile, invece ce l’hanno fatta, sono salve. Sono uscite da quell’inferno, come suor Marjana, 35 anni, albanese. È lei la prima ad essere stata tirata fuori dalle macerie dell’Istituto. Ora ricorda gli ultimi momenti vissuti con le consorelle. «L’ultima serata è stata speciale, ridevamo insieme, condividevamo la fraternità, la gioia dopo una giornata intensa di lavoro. Ero andata ad Amatrice per aiutarle. Mi sorprendevano con le loro cose semplici e con il loro infondere sempre coraggio a noi suore più giovani. Suor Agata sempre sorridente, sensibile e disponibile. Suor Cecilia, nonostante avesse la responsabilità della struttura era sempre solare e infondeva speranza nei giovani. Suor Anna, la cuoca della comunità, si impegnava nel lavoro dell’orto. Una donna molto forte». L’immagine di suor Marjana ferita davanti alle macerie ha commosso tutti. «Dio in quel momento mi ha mandato l’angelo custode, in mezzo alla morte mi ha mandato la vita, e quando è rimasto solo il mio pavimento ho visto Dio che ha operato nonostante avessi perso la speranza».