La società: faremo ricorso
Interporto, lavori mai fatti la Regione revoca i 90 milioni
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - I ritardi dei lavori di ampliamento dell’Interporto di Bari hanno costretto la Regione a dire basta. L’assessorato ai Lavori pubblici ha infatti revocato il finanziamento da 90 milioni, a valere sui fondi europei 2014-2020, intimando alla società della famiglia Degennaro di restituire i 9 milioni di anticipo ottenuti nel 2013: soldi, questi ultimi, che gli imprenditori baresi avevano garantito con una fideiussione poi risultata falsa.
Il provvedimento è stato notificato prima di Ferragosto. «Faremo ricorso all’autorità amministrativa», annunciano fonti vicine alla società, che a giugno nel tentativo di non perdere i soldi aveva annunciato un imminente accordo con la multinazionale General Electric, l’ultimo di una serie di tentativi per rivitalizzare l’iniziativa. Ma il primo stralcio del progetto di ampliamento, più volte rimodulato (al ribasso) per spostare in avanti il termine dei lavori, era stato finanziato con i soldi della programmazione europea 2007-2013 e dunque andava rendicontato entro il 31 dicembre 2015 e messo in esercizio entro il 30 giugno successivo: 15 milioni di euro, di cui 9 di contributo pubblico, per realizzare altri 230mila metri quadri di aree destinate alla movimentazione delle merci dal ferro alla gomma acquisendo l’ex scalo Ferruccio di proprietà del gruppo Fs. La società, a quanto pare, avrebbe rendicontato solo la spesa sostenuta per le progettazioni, circa 2 milioni.
Dallo scorso autunno la Regione ha mantenuto un’interlocuzione ai massimi livelli con Interporto Regionale della Puglia (Irp) e il suo presidente Davide Degennaro, accettando una serie di proposte con l’obiettivo di salvare il progetto. Tra queste, appunto, una fideiussione a garanzia dei 9 milioni di fondi europei per il primo stralcio. La fideiussione risultava emessa dalla Gable Insurance del Liechtenstein. Ma gli uffici dell’assessorato, allarmati da un comunicato dell’Ivass a proposito di polizze false di questa compagnia, l’hanno sottoposta alla verifica della stessa Gable: «La polizza (...) - questa la risposta arrivata alla Regione - è stata emessa in data 01.10.2015 con un Contraente, un Beneficiario ed un importo di garanzia diversi da quelli sottoscritti sulla polizza da Voi presentataci». L’assessorato ha dunque mandato le carte in Procura, stessa cosa che ha fatto Irp ritenendo di aver subito una truffa.
Ma il problema, adesso, è il futuro dell’intervento. L’Interporto di Bari è uno dei tre grandi progetti trasportistici inseriti dalla Puglia nella programmazione comunitaria, e dovrebbe garantire l’intermodalità gomma-ferro. Oggi, però, la struttura non ha un collegamento diretto con la rete ferroviaria (per quanto «lavori» ogni settimana 50 convogli), e funziona come magazzino di stoccaggio e distribuzione delle merci (da ultimo anche per le auto). I 15 milioni della prima fase di ampliamento dovevano servire in gran parte per l’acquisizione (10 milioni) delle aree di Fs Logistica che, adesso, chiede di essere pagata. Ma soprattutto, sono stati revocati i 90 milioni di finanziamento previsti nella nuova programmazione europea: i fondi verranno riprogrammati - spiegano fonti regionali - su altri progetti, «anche» destinati alla logistica ma non necessariamente.
Il progetto dell’Interporto risale al 1990 e fin da allora era stato pensato per garantire l’intermodalità: i carichi arrivano a Bari su ferrovia e vengono poi distributi sul territorio, e viceversa (le merci in partenza vengono trasportate a lunga distanza sul treno, evitando i tir). Il primo stralcio venne realizzato con 71 milioni di euro di fondi statali e regionali (Por 2000-2006), poi gli ulteriori 90 milioni sono stati inseriti nella successiva programmazione: nel 2009 la Regione erogò un anticipo del 10% che adesso dovrà farsi restituire. Ma Irp versa da anni in cattive acque, e dunque le cose si complicano ulteriormente.