puglia
Arif, la Regione si muove carte alla Corte dei Conti
Lo scandalo dei 550 interinali: «Ci sono 1.200 cause di lavoro»
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - L’eccessivo ricorso ai lavoratori interinali e le modalità di reclutamento sono state uno dei motivi che ha indotto il presidente Michele Emiliano a sostituire il direttore generale dell’Arif. E sul punto, la Regione aveva già chiesto una relazione al nuovo commissario Domenico Ragno. Ma i numeri complessivi (550 contratti interinali l’anno), la dislocazione territoriale del personale e l’inutilità di alcune scelte, raccontate ieri dalla «Gazzetta», hanno innescato un’ulteriore verifica: e così, confermate le cifre, la Regione è determinata a inviare tutti i documenti alla Corte dei Conti. Anche perché potrebbero esserci altre criticità.
Il caso più clamoroso è quello dell’irrigazione a Lecce, dove nel 2015 è stata erogata acqua dai pozzi per un fatturato di 86mila euro a fronte di 3.161.649 euro spesi, in gran parte (2.347.030) per gli interinali: ci sono pozzi («Romatelle») con 16 operai interinali in servizio per incassare 418 euro. Negli ultimi anni, l’Arif ha stipulato contratti attraverso tre agenzie interinali per periodi variabili, non superiori ai 6 mesi. Il problema - emerge dalle liste - è che il personale veniva scelto a chiamata diretta, e - in particolare nel Leccese - è facilmente riconducibile all’area Pd: c’è dentro anche qualche consigliere comunale. I 6 mesi, peraltro, sono sufficienti a far scattare la disoccupazione agricola per il resto dell’anno. Insomma, non essendoci stata alcuna modalità di selezione trasparente, quello in uso in Arif sembrerebbe un bel meccanismo per favorire gli amici.
L’Agenzia irrigua e forestale costa alla Regione - cioè ai cittadini - 45 milioni di euro l’anno. I suoi dipendenti sono gli ex operai del ruolo regionale, gli ex Sma (una società mista che impiegava gli Lsu) e poi, appunto, gli interinali. Tra gli ex Sma, che sono 290, ben 115 sono impiegati, con il risultato di aver riempito gli uffici e di avere - almeno in certi mesi dell’anno - carenze di personale sul campo, tra attività antincendio e irrigazione. E come se non bastasse, l’Arif è sommersa dalle cause di lavoro: il numero di fascicoli sarebbe di 1.000-1.200, anche se il commissario Domenico Ragno fa sapere di non aver ancora completato la ricognizione e quindi di non conoscere il numero preciso.
Insomma, una situazione potenzialmente esplosiva che costringe la Regione, ogni anno, a intervenire con 10-15 milioni di euro prelevati dal bilancio autonomo per far fronte alla spesa di personale. Anche per questo la legge per il riordino dei Consorzi di bonifica ha previsto di conferire tutte le attività relative all’irrigazione (compresi quindi i 250 pozzi gestiti dall’Arif) a una nuova agenzia regionale che si occuperà soltanto di acqua. Un tentativo di mettere ordine nel sistema, ottimizzando l’utilizzo del personale già esistente ed evitando il ricorso ai contratti a tempo determinato.
E sull’Arif torna a concentrarsi la polemica politica. «È vergognoso - dice il deputato salentino Rocco Palese (Cor) - quello che sta emergendo sulla gestione dell'Arif, ma è altrettanto incredibile che questo governo regionale guidato dall’ex presidente del Pd pugliese continui a denunciare, quindi ad autodenunciare, ciò che è stato fatto da chi governava prima di lui. Troppo comodo, oggi, tirare una linea su quando il Pd e il resto della sinistra hanno fatto fino a ieri e fare commissariamenti e denunce». Palese ricorda di aver sollevato il problema Arif più volte senza ottenere risposta: «Per dieci anni abbiamo denunciato assunzioni clientelari e politiche nelle agenzie regionali, rilevando che la sola Arif è arrivata a costare 50 milioni di euro l'anno e che in alcuni periodi dell'anno risultava avere quasi lo stesso numeri di dipendenti dell'intera Regione».