Gragnuola di guai per la Forleo

ROMA - Ancora guai per il gip di Milano Clementina Forleo. Dopo la proposta della Prima Commissione di trasferirla dal capoluogo lombardo, sulla quale dovrà pronunciarsi il plenum, ora per la seconda volta finisce sotto inchiesta disciplinare. Ad avviarla, ancora il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli. L'inchiesta, a quanto si apprende, riguarderebbe la vicenda relativa alla fissazione dell'udienza preliminare a carico di Farida Bentiwaa, presunta favoreggiatrice di terroristi islamici, oggetto di contrasti all'interno della Procura di Milano.

Contrasti che hanno visto protagonisti Forleo e il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, sfociati anche in un esposto che quest'ultimo ha inviato al Csm. Il «numero due» della Procura le contestava i ritardi con i quali avrebbe tardato a fissare l'udienza con Farida imputata. Accuse sulle quali ora il pg della Cassazione intende vederci chiaro, che al termine dell'istruttoria deciderà se chiedere il suo proscioglimento o il rinvio a giudizio davanti al «tribunale» del Csm.
La lunga «querelle» aveva portato anche la Procura di Milano a ricusare il gup: secondo l'ufficio dei pm, infatti, Forleo non poteva occuparsi della posizione di Bentiwaa essendosi già espressa sulla posizione dei coimputati, tra i quali c'era il marocchino Mohammed Daki. Tesi accolta dai giudici d'appello del capoluogo lombardo che lo scorso gennaio hanno detto sì alla richiesta di ricusazione a carico del gup: Clementina Forleo non è più titolare del procedimento a carico di Farida Bentiwaa, la prima donna indagata in un processo in Italia per fatti di terrorismo islamico.
Un nuovo fronte, dunque, che va ad aggiungersi a quello già aperto per la vicenda delle inchieste sulle scalate bancarie. Prima il plenum del Csm dovrà pronunciarsi sulla proposta di trasferire la Forleo da Milano, avanzata a maggioranza dalla Prima Commissione che le contesta alcune esternazioni su presunte pressioni e intimidazioni subite. Poi, il 27 giugno il «processo» davanti alla sezione disciplinare del Csm: sotto i riflettori, stavolta, l'ordinanza con la quale il giudice chiese al Parlamento l'utilizzabilità delle intercettazioni, disposte nell'ambito delle inchieste sulle scalate bancarie, che coinvolgevano tra gli altri Massimo D'Alema e Piero Fassino.
«Violazione dell'obbligo di imparzialità, correttezza ed equilibrio» è l'accusa: alcune frasi inserite dal gip per motivare la sua richiesta rappresentano infatti - secondo le contestazioni - un «abnorme e non richiesto giudizio», connotato da «accenti suggestivi e stigmatizzatori». Come quelle, viene riportato nell'atto d'accusa inviato a Palazzo dei Marescialli, nelle quali la Forleo indica i parlamentari come «consapevoli complici di un disegno criminoso» e «pronti e disponibili a fornire loro supporti istituzionali».
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