Alberobello ricorda Ruppi il «vescovo vicino alla gente»
A 5 anni dalla morte, scoperta una targa sul muro della sua casa natale In serata la toccante messa celebrata dal cardinale Salvatore De Giorgi
ALBEROBELLOUna folla di fedeli e amici ha assistito ieri mattina allo scoprimento della targa in ricordo di don Cosmo Francesco Ruppi (1932-2011), morto cinque anni fa. La targa è stata affissa sul muro esterno della casa (via Indipendenza) dove l’alto prelato è nato e dove ha vissuto, negli anni di infanzia, insieme ai genitori e ai suoi tre fratelli. Con questa iniziativa il Comune di Alberobello ha voluto ricordare il suo cittadino più illustre, vescovo di Termoli e Larino e successivamente arcivescovo di Lecce e presidente della Cei di Puglia. In serata, Alberobello ha ricordato Ruppi con la Santa Messa celebrata dal cardinale Salvatore De Giorgi.
Nel tratteggiare la figura di don Cosmo, il sindaco di Alberobello Michele Maria Longo ha sottolineato la sua grande umanità, il suo attaccamento alla città natale, la sua capacità di comprendere i problemi della gente.
Adriana Poli Bortone, ex senatrice ed ex sindaco di Lecce, si è soffermata sulle eccelse doti di mediatore di Ruppi. «Quand’ero sindaco di Lecce - ha detto la Poli Bortone - i miei rapporti con Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia, non erano dei migliori. Anzi. Fu don Cosmo a riavvicinarci, ad insistere perché iniziasse il dialogo nel supremo interesse del territorio».
Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt e già presidente della Provincia di Bari, ha ricordato la capacità di Ruppi di riuscire a stimolare le pubbliche amministrazioni per la costruzione di opere sociali e solidali. «Seguiva tutto - ha detto Schittulli -, il suo pensiero era sempre rivolto alle opportunità istituzionali per realizzare qualcosa per i più deboli».
Ma Ruppi non era solo un ecclesiastico importante. Era anche un giornalista appassionato. La Gazzetta del Mezzogiorno era la sua tribuna. I suoi pezzi erano un concentrato di semplicità e profondità. Il direttore della Gazzetta, Giuseppe De Tomaso, ha ripercorso alcuni tratti della sua collaborazione con il giornale, e ha osservato come tutta la storia pastorale di Ruppi si muove nel solco delle principali encicliche della Chiesa, in particolare della Rerum Novarum di Leone XIII e della Centesimus Annus di Giovanni Paolo secondo. De Tomaso ha definito Ruppi un «imprenditore sociale» votato a conciliare opere e preghiere, solidarietà e spiritualità. Il Regina Pacis, il centro di accoglienza per gli immigrati ha rappresentato la prima risposta concreta dell’Italia all’emergenza immigrazione. Ruppi è stato il primo sacerdote dei profughi, dei diseredati che lasciavano l’inferno per cercare di trovare un po’ di paradiso sulle coste italiane. Poi Ruppi è stato il realizzatore del seminario di Lecce e del centro anziani di Alberobello. Ruppi, ha concluso De Tomaso, era un maestro severo e ironico, spesso anche autoironico. Era un leader nato. Un uomo carismatico che avrebbe lasciato il segno in qualunque campo si fosse cimentato.
Il senatore Piero Liuzzi ha ricordato l’instancabile impegno di Ruppi per il territorio. È poi intervenuto l’arciprete di Alberobello, don Leonardo Sgobba, che ha ricordato i suoi incontri con Ruppi, il suo essere un costante punto di riferimento. Ha chiuso la cerimonia Gino Ruppi, unico fratello in vita di don Cosmo. La sua commozione era la commozione di tutti, davanti a casa Ruppi. Del resto, per alberobellesi e pugliesi don Cosmo non se n’è mai andato.