Scoppia il caso della Mater Dei

«Pronto soccorso da chiudere» Regione contro clinica privata

Massimiliano Scagliarini

La Regione: non ha il contratto, chi paga le prestazioni? La clinica: esistono le autorizzazioni. E il 118 trasporta gli ammalati

MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Una lettera con cui un ufficio della Regione comunica alla Asl una sorta di impegno all’individuazione dei fondi. E una riunione in cui sono state date indicazioni alle ambulanze del servizio 118. È su questa base che giovedì il gruppo Cbh ha aperto il pronto soccorso della Mater Dei di Bari, il primo pronto soccorso privato della Puglia. E ieri, meno di 24 ore dopo, la Regione ha «invitato» la società a sospendere le attività e ha imposto al 118 di non mandare lì le ambulanze: non ci sono i soldi, e - soprattutto - la Asl non ha titolo per pagare le prestazioni rese dalla nuova emergency room privata.
La questione è spinosissima, perché il pronto soccorso della Mater Dei era previsto da anni in accordi firmati con la precedente giunta regionale, che nel Dief aveva previsto una dotazione finanziaria di 7,5 milioni di euro. Emiliano, a marzo, ha rilasciato l’autorizzazione e l’accreditamento prevedendo un rapporto simile a quello che esiste con gli enti ecclesiastici: anche Miulli e Panico, di fatto, sono privati ma svolgono un servizio pubblico. Cbh ha così realizzato la struttura, ha assunto e formato il personale e - due giorni prima - ha comunicato che avrebbe aperto le porte. «L’apertura andava concordata - spiega però il capo del dipartimento Salute, Giovanni Gorgoni - e non è stato sottoscritto il contratto per regolare le prestazioni». Ne consegue che la Asl non potrà pagare, perché la decorrenza delle prestazioni non è stata fissata. E comunque manca l’impegno di spesa.
La riunione di ieri si è conclusa con un «invito» soft alla Cbh a sospendere le attività del pronto soccorso: non si tratta di chiudere definitivamente, spiegano dalla Regione, ma di aspettare i tempi necessari a risolvere i problemi burocratici. Il primo, e forse più importante, riguarda l’assetto della rete di emergenza-urgenza, che andrà concordata con il ministero. Nella rete il pronto soccorso della Mater Dei non c’è, perché un hub (Policlinico), due Dipartimenti di secondo livello (San Paolo e Di Venere) e uno di primo livello (quello privato) potrebbero essere ritenuti eccessivi per un bacino di utenza (Bari e la cintura metropolitana) che non arriva al milione di abitanti. Nè è ipotizzabile che per far posto al privato si chiudano o si ridimensionino i pronto soccorso pubblici. Ma vanno innanzitutto reperiti i finanziamenti necessari a far partire la nuova struttura.
A ieri sera comunque il reparto era regolarmente aperto (l’amministratore di Cbh, Max Paganini, non ha ritenuto di dover rispondere alle telefonate della «Gazzetta»). La Regione ha deciso di non procedere con intimazioni formali (Cbh, in fin dei conti, ha fatto investimenti concordati con l’assessorato), ma l’apertura non concordata è stata accolta con un certo fastidio ed è stata letta come una fuga in avanti. Anche la riunione del 28 aprile in Asl Bari con il 118, per concordare il da farsi con Cbh, è ufficialmente «sconosciuta» agli uffici regionali. Poche settimane fa, del resto, era emerso un pasticcio sul nome del responsabile del pronto soccorso: nell’accreditamento era indicato Antonio Di Bello, primario dell’emergenza di Altamura nonché coordinatore ad interim del 118 territoriale che ha spiegato di aver revocato le dimissioni dalla Asl e di aver firmato solo un pre-contratto con la Cbh. L’azienda lo ha così sostituito con un medico interno, Antonio Tarantino, ed ha preso come consulente Marco De Giosa, predecessore di Di Bello.
Quello dell’emergenza è, del resto, un punto nevralgico del piano di riordino cui sta lavorando il direttore Gorgoni. In queste settimane la Regione dovrà provvedere a redigere i contratti anche con Miulli e Panico. Mentre per i policlinici c’è un altro problema che riguarda le funzioni non tariffate: il ministero ha posto un tetto al 30% del fatturato, e questo potrebbe costituire un problema in vista dei piani di rientro. Anche con Policlinico di Bari e Riuniti di Foggia, dunque, bisognerà rivedere il sistema di rimborso delle prestazioni.

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