sanità
Niente soccorso dopo le 20 5 comuni baresi nel panico
Vito Montanaro, direttore generale Asl, spiega come stanno le cose
di VALENTINO SGARAMELLA
Bitonto, Casamassima, Castellana, Giovinazzo e Rutigliano. Con un provvedimento del 29 aprile l’Asl ha stabilito che dal 1° maggio i punti di primo intervento (Ppit) resteranno aperti dalle 8 alle 20. I medici del 118 temono che si riversino su di loro anche le chiamate per una banale influenza mentre l’unico medico del 118 deve far fronte a casi più gravi, come infarti, ictus o incidenti stradali gravi.
Vito Montanaro, direttore generale Asl, spiega come stanno le cose.
I sindacati dei medici dei Ppit lamentano scarsa comunicazione, non vi sarebbe stata nessuna informazione preventiva; è vero?
«In realtà, lo sanno da venerdì 29 aprile. Abbiamo trasmesso la nota venerdì sera con posta elettronica certificata. E ho informato Michele Emiliano, il Prefetto, Gorgoni, tutti i parlamentari del territorio e i 5 sindaci. Abbiamo detto che vi sono ragioni di somma urgenza. Per garantire la correttezza dell’assistenza dobbiamo retrocedere in quei punti di primo intervento e dimezzare da 24 a 12 ore il servizio. Questo solo per il tempo strettamente indispensabile allo svolgimento delle procedure di selezione».
Quindi non una misura sine die?
«Certamente. Abbiamo chiesto alle direzioni generali Asl di Puglia se vi sono delle graduatorie di medici che possono prestare servizio nei punti di primo intervento. La prima Asl è stata quella di Brindisi ma lo faremo a tutte le altre».
Quindi cosa succede adesso?
«Se i medici non residenti nella provincia di Brindisi ma baresi di origine voglio venire a lavorare in questa Asl per i Ppit noi li assumiamo da quella graduatoria. Rimetteremo in funzione 24 ore su 24 i punti di primo intervento oggi dimezzati. In quel caso, avremo finalmente la possibilità di comporre i turni. Si tenga presente che l’Asl che non riesce a chiudere il turno per mancata possibilità di costituirlo, corre un rischio. Se qualcuno ha bisogno di una sutura per una ferita e non sa che il Ppit di Bitonto o Castellana è chiuso e non trova un medico perché quello del 118 è impegnato altrove magari la ferita al dito si infetta. Chi invece è a conoscenza della chiusura si reca al pronto soccorso più vicino».
Ma è vero che le postazioni di primo intervento di Alberobello e Locorotondo sono sguarnite da tempo e che la direzione generale intende sopperire in questo modo?
«Chi fornisce questa interpretazione è scorretto. Si deve sapere che ci siamo trovati improvvisamente di fronte a 26 medici dei Ppit che hanno rinunciato alla sottoscrizione del rinnovo del contratto».
Ci sono Comuni che temono che la chiusura del Ppit segni la scomparsa definitiva del primo intervento, visto che manca un ospedale. Cosa pensa?
«A Polignano già da tempo il Ppit è di 12 ore al giorno e lo stesso dicasi per Mola. Dico a tutti i Comuni che se riusciamo a far passare la riorganizzazione del 118 in questi paesi avremo un’ambulanza medicalizzata che consente di arrivare al pronto soccorso del primo ospedale strutturato. Sono ambulanze con tutta la strumentazione rianimatoria a bordo».
Alberobello e Locorotondo è vero che sono sguarniti?
«Che io sappia no. Sentirò il dott. Di Bello che mi farà il punto della situazione ma già mi ha comunicato che non ci sono problemi, a parte quelli creati dai dipendenti che rifiutano le sedi cui sono destinati. Hanno ragione, a dire il vero, perché sono stanchi di essere trasferiti in continuazione da una sede all’altra. Comunque assolvono al loro dovere e vanno ringraziati perché ci danno una mano alla risoluzione dei problemi. Chiediamo loro un po’ di pazienza perché sia la procedura di avviso pubblico on line sia il reclutamento dei medici in altre Asl siano completi».