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Foggia - «La strada 130 è pericolosa»

 

Lunedì 19 Novembre 2007, 00:00

02 Febbraio 2016, 19:42

FOGGIA - «La provinciale 130 sta diventando ogni giorno più pericolosa e la Provincia, nonostante gli impegni presi, non sta facendo nulla di quanto aveva promesso». E' Giambattista Forgione, sindaco di Alberona, a puntare il dito contro l'ente presieduto da Carmine Stallone. «L'Amministrazione comunale e l'intera comunità alberonese - ha proseguito il sindaco - ce la stanno mettendo tutta per creare condizioni di sviluppo e di occupazione anche attraverso la valorizzazione turistica del borgo, ma la Provincia di Foggia, cui compete intervenire su un'arteria che collega il nostro paese al capoluogo, è del tutto assente e rischia di vanificare i nostri sforzi».

La provinciale 130, è stato denunciato, è in pessime condizioni: manto stradale sconnesso, buche, mancanza assoluta di segnaletica orizzontale e cunette prive di manutenzione rendono molto pericoloso percorrerla. Negli ultimi cinque chilometri, nel tratto più vicino al centro abitato, si susseguono tre frane pericolosissime. In questi punti, come è stato documentato alla Provincia di Foggia grazie a una relazione tecnica preparata dal Comune di Alberona, è possibile il transito di un solo autoveicolo alla volta. Pioggia, gelo e neve, nell'ultima settimana, hanno ulteriormente aggravato la situazione.

«C'è il rischio reale che i pullman, a breve, non possano più percorrere la 130 - ha dichiarato Giambattista Forgione -. Questo significa che studenti e lavoratori pendolari non possano più muoversi dal paese o che non possano più raggiungere Alberona. La maggior parte degli insegnanti della nostra scuola proviene da Foggia e da Lucera. Ci costringeranno a chiudere la scuola. Stesso discorso per i lavoratori e gli studenti alberonesi che ogni giorno hanno l'esigenza di raggiungere i centri della piana. Per non parlare del 118. Spero - ha concluso il sindaco - che la Provincia di Foggia, l'assessore Antonello Summa e i dirigenti di Palazzo Dogana pongano presto rimedio a questa grave situazione. Altrimenti saremo costretti a forme di protesta anche clamorose per far sentire la nostra voce».
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