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I favori a Delli Noci per le Regionali: «Assunzioni nei supermercati, cene di sushi e 5mila euro per la campagna elettorale»

Il versamento a una associazione del politico nel 2020. La Finanza esegue sequestri per 5,8 milioni nei confronti degli imprenditori

Un contributo da 5mila euro per le spese elettorali, una cena da 600 euro per incontrare gli elettori e una serie di assunzioni di persone da lui segnalate. Sono questi i favori che l’assessore regionale Alessandro Delli Noci, 42 anni, avrebbe ottenuto dagli imprenditori Alfredo Barone e Marino Congedo. Ed è per questo che i pm Massimiliano Carducci e Alessandro Prontera ne hanno chiesto l’arresto ai domiciliari: l’ingegnere ed ex vicesindaco di Lecce sarà interrogato dal gip Angelo Zizzari giovedì 12.

Le accuse emergono dalla richiesta di interrogatorio preventivo notificata oggi dalla Procura di Lecce attraverso la Finanza, che ha anche eseguito una serie di sequestri per equivalente per 5,8 milioni nei confronti di una quindicina di persone. Sono i soldi che - secondo la Procura - sarebbero il profitto del reato di truffa aggravata nei confronti della Regione per i finanziamenti pubblici dei Pia. Altri sequestri (rispettivamente per 3mila e 4mila euro) sono stati eseguiti nei confronti dei funzionari pubblici Angelo Mazzotta e Lino Capone, a titolo di profitto della presunta corruzione nell'esercizio delle rispettive funzioni.

Più nel dettaglio, secondo l'accusa, Delli Noci avrebbe ottenuto i soldi attraverso un versamento che una società riconducibile agli imprenditori Barone e Congedo avrebbe fatto all'associazione Sveglia Mezzogiorno. Un versamento non dichiarato come contributo elettorale, ma - secondo la Procura - si tratterebbe del corrispettivo per la "messa a disposizione" del politico rispetto alle necessità di Barone e Congedo. E nell'agosto 2020 nel ristorante di sushi di Barone, il Livingstone di Lecce, si sarebbe svolta una cena per presentare la candidatura di Delli Noci alle Regionali di settembre 2020, dove l'ingegnere salentino è stato eletto con 17mila voti.

Nelle carte la Procura di Lecce parla dell’esistenza di «un sistema» che avrebbe «bulimizzato ogni opportunità di crescita e di sviluppo per il territorio salentino sacrificando gli interessi effettivi della collettività», e accusa gli indagati di aver seguito «un metodo illecito» come «un'attitudine alla gestione della cosa pubblica».

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